Riforma pensioni 2022 alle battute finali. Dopo le raccomandazioni di governo, sindacati, Corte dei Conti e Banca d’Italia, l’ultima parola spetta adesso al Parlamento.

Entro fine anno ci sarà quindi il via libera alle nuove pensioni 2022 con l’approvazione della legge di bilancio. Ma già si sa cosa ci spetta e cosa, soprattutto non ci spetterà più. Vale a dire quota 100 che va a scadenza naturale il 31 dicembre 2021.

Semaforo verde per Ape Sociale e Opzione Donna

Ape Sociale e Opzione Donna saranno quasi certamente prorogati di un anno.

Per le pensioni 2022, l’anticipo pensionistico sarà esteso anche ad altre categorie di lavoratori usuranti. La Commissione governativa Damiano ne ha ampliato la platea.

Resta solo da capire quali mansioni e quanti lavoratori in più potranno accedervi. A oggi sono 15 le categorie di lavoro gravosi aventi diritto ad Ape Sociale, cioè al pensionamento anticipato a 63 anni di età con 36 di contributi.

Disco verde anche per Opzione Donna che andrà avanti. Per le pensioni 2022 le lavoratrici avranno ancora il diritto di lasciare il lavoro a 58 anni (59 per le autonome) con almeno 35 anni di contributi versati. La pensione che ne deriva sarà però inferiore a quella prevista con requisiti ordinari essendo calcolata esclusivamente col sistema contributivo.

Quota 102 al posto di quota 100 per le pensioni 2022

Uno degli argomenti ancora da ponderare con attenzione è però quota 102. Il governo propone l’uscita dal lavoro a 64 anni con almeno 38 di contributi versati al posto di quota 100. Una sorta di scalino per evitare il salto con i requisiti Fornero.

Ma a beneficiare di questa forma di pensionamento anticipato sarà una ristretta platea di lavoratori. Secondo i calcoli si restringe ai nati alla fine degli anni ’50, cioè a coloro che per poco non sono riusciti ad accedere a quota 100.

Per le pensioni 2022, quindi, a meno di sorprese dell’ultimo momento, la strada tracciata sarà questa.

Tuttavia, una vera e propria riforma pensioni che aggiusti il tiro sulle regole Fornero ancora deve essere fatta e non è detto che si farà. Benché le trattative fra governo e sindacati siano state intavolate per affrontare il tema il prossimo anno.