Pagare e non sapere quanto. Nonostante le semplificazioni apportate per favorire la relazione tra Fisco e cittadino, resta ancora estremamente difficoltoso riuscire a quantificare, in misura reale, quale sia l’esborso in termini di tasse.

Da tempo la riscossione dei tributi non avviene più secondo lo stile “sceriffo di Nottingham”, ossia in modo diretto. Eppure, per paradosso, le procedure di facilitazione sia nell’accesso che nell’utilizzo del proprio cassetto fiscale, ampliate notevolmente dalla digitalizzazione, hanno reso i meandri del Fisco decisamente ingarbugliati.

Anche perché, a fronte di uscite sostanzialmente dilazionate nel corso dell’anno (considerando la diversa natura dei tributi), a meno che non si decida di tenere assiduamente i conti, il rischio più concreto è quello di non sapere quanto, effettivamente, alla fine dell’anno sia stato versato al Fisco. Anzi, secondo quando evidenziato dall’istituto Eumetra, specializzato nel marketing, addirittura il 24% degli italiani non avrebbe contezza della quota di tasse annuale pagata. Peggio va tra i contribuenti più giovani, visto che tale deficit di consapevolezza sarebbe più marcato (36%) tra coloro con un’età tra i 18 e i 24 anni.

Consapevolezza fiscale

Altro dato significativo, è l’abbassamento progressivo della consapevolezza man mano che si scende nella “confidenza” con il lavoro e con il titolo di studio (40%). In sostanza, la reale contezza del proprio piano fiscale è meno elevata tra coloro che non lavorano. O che non hanno raggiunto gradi di istruzione pari o superiori al diploma. Chiaramente, si tratta di una stima variabile a seconda dei singoli contesti. È comunque rilevante notare come una buona percentuale dei cittadini non abbia la giusta dimestichezza con il Fisco. E con i suoi obblighi. Nonostante questi vengano comunque assolti.

In questo senso, però, appena un italiano su cinque può dire con esattezza quale sia l’importo versato in tasse annualmente. Perlopiù si tratta di persone che hanno conseguito almeno una laurea come titolo di studio e con uno status economico abbiente.

Una percentuale abbastanza ristretta di italiani, a fronte di un 54% che dichiara di conoscere in modo approssimativo il proprio contributo fiscale.

Quante tasse paghiamo? Perché gli italiani lo sanno poco o non lo sanno per niente

Secondo quanto emerso dall’indagine di Eumetra, quindi, solo una minoranza molto ristretta di italiani sarebbe in grado di dire con certezza quale sia l’importo complessivo delle proprie tasse. Anche, magari, per la diversificazione del proprio regime di risparmio. Secondo l’amministratore delegato dell’istituto, Matteo Lucchi, si tratta di un dato che mette in luce una tendenza ormai sviluppata da alcuni anni che, di fatto, marginalizza quella componente di popolazione che riveste una posizione meno centrale nel contesto socioeconomico del Paese.

Questo, di fatto, genera insoddisfazione e un aumento progressivo della focalizzazione dei pensieri su sé stessi piuttosto che sul contesto circostante. Sia questo quello ambientale che, appunto, di contributo al welfare del Paese. Del resto, secondo gli stessi dati, appena il 19% della popolazione ritiene equo il sistema fiscale. E, di questo gruppo, fanno parte proprio coloro che conoscono meglio l’ammontare delle proprie tasse, partendo da una situazione economica più elevata.

In sostanza, il regime fiscale è definito maggiormente equo da parte di coloro in grado di soddisfare le richieste del Fisco stesso. Per tutto il resto della popolazione, i difetti emergono nel sistema stesso. Ad esempio, il 48% degli intervistati nell’ambito della ricerca Eumetra, si è detto in disaccordo con le modalità di gestione dei contributi versati dai cittadini da parte dello Stato. Abbastanza significativo che una parte dei cittadini presi come campione abbia manifestato, secondo l’istituto, una scarsa solidarietà civile. Solo una metà, infatti, ritiene giusto il pagamento delle tasse nell’ottica del sostegno delle classi più deboli della popolazione.

Pochi, quindi, sposano il concetto della cosiddetta “redistribuzione” delle risorse.

Riassumendo…

  • Secondo un’indagine di Eumetra, la contezza del proprio contributo fiscale è deficitario tra la popolazione italiana;
  • solo i più abbienti e in possesso di titoli di studio elevati sanno con precisione quale sia il loro pagamento in termini di tasse;
  • la maggior parte dei contribuenti non ritiene equo il sistema fiscale.