Spesso si critica il nostro sistema pensionistico perché troppo iniquo e ingiusto. All’estero, si dice, che le pensioni non sono come in Italia e che, ad esempio, in Germania si esce prima o con meno contributi versati. Ma è solo una falsa credenza che ci fa immaginare l’erba del vicino sempre più verde.

Il Germania, come in Italia, si va in pensione di vecchiaia a 67 anni di età con alcuni distinguo per i nati negli anni 40. Più precisamente, per i nati fino al 1946 la pensione scatta al compimento dei 65 anni di età.

Per i nati successivamente il limite di età si alza gradualmente fino a 67 anni entro il 2012. Mentre dal 2029 il limite di età a 67 anni varrà per tutti coloro che sono nati dal 1964 in avanti.

Il requisito contributivo minimo per andare in pensione

Anche in Germania, al pari dell’Italia, esiste un requisito minimo contributivo per maturare il diritto alla pensione (Deutsche Rentenverischerung). A seconda del tipo di pensione, il periodo minimo di contribuzione varia da 5 a 20, 25, 35 o 45 anni.

Bastano 5 anni di contributi solo per completa o parziale riduzione della capacità al guadagno del lavoratore o a causa di decesso dell’assicurato. Da noi si parla, in questo senso, di assegni di invalidità e quindi vi sono delle similitudini.

Si può ottenere la pensione con 20 anni di contributi solo in conseguenza della perdita totale della capacità di guadagno (licenziamento). E solo qualora non si sia raggiunto il minimo contributivo generale per ottenere la rendita.

Bastano, invece, 25 anni di contributi per maturare il diritto alla pensione ai minatori, cioè a coloro che svolgono lavori particolarmente usuranti di cui la Germania è piena. In questo caso bastano anche 50 anni per ottenere la rendita anticipata.

Per tutti gli altri servono 35 anni di contributi per ottenere la pensione di vecchiaia. Questo limite generale riguarda la maggior parte dei lavoratori e i grandi invalidi e può essere fatto valere in abbinamento al requisito anagrafico.

In alternativa si può uscire con 45 anni di contributi indipendentemente dall’età.

L’importo della rendita minima

A differenza che in Italia, in Germania l’importo della pensione è calcolato con il sistema contributivo puro. Di fatto le rendite tedesche sono mediamente più basse di quelle italiane, anche se il divario si sta assottigliando col passare degli anni.

Per chi ha lavorato molti anni e ottiene una rendita bassa, esiste una specie di integrazione minima che si chiama pensione di base. Questa non è una prestazione a sé stante, bensì una maggiorazione della pensione esistente. Per averne diritto è necessario avere almeno 33 di contributi. L’importo è determinato caso per caso e aggiornato ogni anno.

In Germania percepiscono la pensione di base circa 1,3 milioni di persone, circa il 6% dei pensionati totali ai quali è corrisposto un contributo aggiuntivo medio di circa 75 euro al mese sull’importo della rendita ordinaria.

Pensione anticipata in Germania

Come detto, le pensioni erogate con meno di 35 anni di contributi sono considerate generalmente anticipate. Per i beneficiari, come avviene in molti casi in Italia, sussiste il divieto di cumulo con redditi da lavoro entro certi limiti.

Per i pensionati tedeschi che oltre alla pensione percepiscono redditi superiori a 6.300 euro all’anno scatta una riduzione dell’importo dell’assegno, fino alla sospensione del pagamento in casi estremi.

Al contrario, il sistema pensionistico tedesco premia chi lavora di più. Chi rinuncia ad andare in pensione dopo i 67 anni di età avrà diritto a una maggiorazione pari allo 0,5% per ogni mese di ritardo. Per chi si trattiene fino a un anno, la maggiorazione sarà del 6%.

Riassumendo…

  • I requisiti per andare in pensione in Germania non sono tanto diversi da quelli in Italia.
  • In Germania il metodo di calcolo della rendita è contributivo per tutti.
  • L’età limite per la pensione di vecchiaia è 67 anni.
  • Il periodo minimo di contribuzione varia da 5 a 20, 25, 35 o 45 anni.