Per la riforma pensioni, ci si ispira anche al modello tedesco per trovare una soluzione alle stringenti regole Fornero. Non dimenticando che anche la Germania, come tutti gli altri Paesi Ue è alle prese con problemi di sostenibilità della spesa.

I due sistemi pensionistici, quello italiano e quello tedesco, sono però molto differenti fra loro. Adattare l’uno all’altro è impossibile, tuttavia qualche tema ispiratore può essere analizzato, anche se sono proprio i tedeschi a volerci emulare per certi aspetti (Opzione Donna).

In Germania si va in pensione prima ma con meno soldi

Ciò premesso, in Germania la pensione di vecchiaia è erogata a partire dai 63 anni e 10 mesi di età con 45 anni di contribuzione, oppure con 65 anni e 9 mesi di età e 35 anni di contribuzione. Da noi si va in pensione a 67 anni o con 41-42 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica.

Quindi in Germania si lascia il lavoro prima che da noi, però mettere insieme 45 anni di contributi equivale a iniziare a lavorare presto, a 20 anni senza interruzioni, requisito che non tutti i lavoratori possono vantare.

Andando, invece, in pensione con 35 anni di contributi (a 63 anni e 10 mesi di età) si subisce una penalizzazione sull’assegno pari allo 0,3% mensile per ogni mese di anticipo rispetto ai 65 anni e 9 mesi previsti per la vecchiaia. A conti fatti si arriva a perdere fino al 9,9%.

Oltretutto, le pensioni tedesche sono liquidate tutte col sistema di calcolo contributivo e il montante è inferiore a quello italiano a parità di anni lavorati. I contributi versati ammontano infatti al 18,6% della retribuzione lorda, contro il 33% dell’Italia. Ne deriva che le pensioni tedesche sono più basse di quelle italiane.

Il modello tedesco per l’Italia

Unica cosa che quindi è possibile adattare al sistema pensionistico italiano è quello della flessibilità in uscita. Cioè introdurre un sistema disincentivante per i lavoratori che intendono accedere anticipatamente alla pensione rispetto ai 67 anni della vecchiaia.

Una penalizzazione, come suggerisce l’economista Michele Raitano, che, a partire da una certa età anagrafica (64 anni?) consentirebbe l’uscita dal lavoro a fronte di un taglio della pensione per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 di età.

Pertanto, dalla Germania è possibile prendere a riferimento solo il modello di ricalcolo della pensione con questo criterio e che premia chi lavora di più. Giacché il sistema di contribuzione e calcolo delle rendite è completamente differente e non è possibile fare confronti.