Si stringono i tempi per la riforma pensioni. Il confronto fra governo e sindacati è partito col piede giusto, ma poi bisognerà vedere se non ci arriva con quello sbagliato.

Sullo sfondo resta l’incognita della durata del governo che potrebbe cadere se il premier Draghi fosse eletto Presidente della Repubblica a febbraio. Questo è l’unico rischio concreto, per il resto si tira avanti.

Riforma Pensioni, si fa sul serio?

Recentemente il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha visto i sindacati coi quali sono sati fissati i tavoli tecnici di lavoro e le date di riunione.

Si comincia il 20 gennaio per terminare, si spera, ad aprile.

Insomma, sembra si voglia fare in fretta per dare al paese una riforma pensioni stabile e duratura. L’obiettivo, come noto, è quello di modificare le regole Fornero che i sindacati vorrebbero dimenticare al più presto.

Lo scoglio, però, è rappresentato dai vincoli di bilancio. Ogni cambiamento dovrà essere sostenibile finanziariamente senza ricorrere a ulteriore debito pubblico. Un vincolo non da poco conto perché finora tutto quello che è stato fatto per eludere le regole della Fornero è costato troppo caro allo Stato.

Quindi, riforma pensioni sì, ma a condizione che lo Stato non debba metterci altri soldi. Anche perché, il quadro di bilancio Inps si sta deteriorando rapidamente. Come ha detto il presidente dell’istituto Pasquale Tridico:

“il sistema non può reggere con soli 23 milioni di occupati”

I punti caldi

Benché il confronto sia ancora alle battute iniziali, la riforma pensioni verte sostanzialmente su principi di flessibilità in uscita, garanzie per i giovani e donne, nonché previdenza complementare.

I sindacati puntano a una riforma pensioni con uscita a 62 anni o 41 di contributi indipendentemente dall’età. Benché sul secondo punto si possa trovare una soluzione, visto che al momento le pensioni anticipate con la Fornero sono a 42 anni e 10 mesi (12 mesi in meno per le donne), sul secondo le parti restano distanti.

Il governo, invece, punta ad accelerare il calcolo contributivo delle pensioni che andrà a regime solo nel 2035. Sarebbe questa, secondo i tecnici, la via maestra da seguire per sostenere ancora le pensioni anticipate nel tempo. Come avviene già avviene per la liquidazione delle pensioni con Opzione Donna.