Come e quando andranno in pensione i nati negli anni 80? Cioè coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e che quindi versano i loro contributi nel sistema contributivo puro?

Anche se è presto per fare i conti e considerando che il sistema pensionistico è in continua evoluzione, qualche simulazione si può azzardare. Soprattutto sull’importo della rendita che, come noto, tende al ribasso.

Le pensioni della generazione X

Nel sistema contributivo puro, l’importo della pensione è calcolato partendo dalla somma dei contributi versati e rivalutati durante la carriera lavorativa.

Quindi, maggiore è il montante contributivo più alta sarà la pensione.

Ma c’è anche una seconda variabile da tenere in considerazione: l’età. Più si tarda l’accesso alla pensione, maggiore sarà l’importo che è determinato applicando al montante contributivo il relativo coefficiente di trasformazione.

Pertanto è importante sapere che chi lavora oggi non abbia alle spalle carriere discontinue, periodi di disoccupazione, retribuzioni basse. Ne va del “tesoretto” che serve a determinare l’importo della pensione.

E già si teme che, a causa del precariato diffuso, i lavoratori della generazione X avranno pensioni basse. Secondo le stime, i nati nel 1980 dovrebbero lavorare circa 3 anni in più per ottenere lo stesso assegno di quelli nati nel 1965. Mentre tra un uomo nato in quest’ultima data e una donna più giovane di 15 anni la differenza sale a 5 anni e 8 mesi.

Il montante contributivo, come si rivaluta

Ma torniamo al montante contributivo. La cifra accantonata, vuoi mediante versamenti obbligatori, vuoi attraverso riscatti volontari, costituisce la base sopra la quale l’ente pensionistico liquida la pensione. E’ un po’ come un salvadanaio, un libretto di risparmio, garantito dallo Stato.

Il montante contributivo si calcola quindi come la somma dell’ammontare dei contributi di ciascun anno. E’ rivalutato annualmente sulla base del tasso di capitalizzazione risultante dalla variazione media quinquennale del Pil.

E qui sta il problema, perché da anni questo tesoretto non si rivaluta a causa del Pil negativo registrato, soprattutto dopo lo scoppio della pandemia.

Pertanto, a esclusione della contribuzione relativa all’ultimo anno lavorato, la rivalutazione influisce sulle pensioni. Cosa che non accade per le pensioni liquidate col sistema retributivo. Per la generazione X sarà quindi dura ottenere una pensione adeguata e simile a quella dei predecessori, anche se non basteranno 67 anni di età.