Sono ancora molti i pensionati che non ricevono l’accredito della pensione in banca. L’alternativa è quella di riscuoterla direttamente in Posta, anche se ciò comporta doversi sorbire code o tempi di attesa più lunghi rispetto al primo giorno bancabile del mese. Le ragioni sono molte e non è questione di ignoranza o di scarse conoscenze dei servizi bancari che, anzi, tendono ad agevolare i sistemi di pagamento.

Ricevere ogni mese la pensione sul conto corrente in banca è comodo, ma per alcuni potrebbe essere un rischio o un costo.

Chi ha, ad esempio, pendenze coi creditori preferisce evitare che l’assegno transiti sul conto corrente che è uno dei primi bersagli oggetto di recupero di somme di denaro. Ma è anche la scarsa fiducia nelle banche che spinge i pensionati a percepire la pensione direttamente dall’Inps tramite le Poste.

Accredito pensione in banca, che rischio si corre

Molti pensionati pensano che non accreditando la pensione sul conto corrente bancario si sia esente da rischi nei confronti dei creditori. Vero solo fino a un certo punto. In caso di azioni di pignoramento, bisogna sapere che vi è un limite che non può essere superato per legge. Questo limite è rappresentato dal doppio dell’importo dell’assegno sociale e comunque non inferiore a 1.000 euro.

Quindi la pensione può essere pignorata solo per un quinto del valore che supera tale soglia. E questo, sia che l’assegno si percepisca direttamente dall’Inps, sia che transiti che venga accreditato in banca. L’azione forzosa si chiama pignoramento presso terzi e necessita sempre del provvedimento da parte del giudice. Con il pignoramento del conto corrente, la banca viene intimata a bloccare le somme presenti sul conto corrente del debitore e a trasferirle al creditore.

Il pignoramento del conto corrente in banca

In Italia, il pignoramento del conto corrente è disciplinato dal codice di procedura civile.

La procedura inizia con la notifica al debitore di un atto di precetto, che lo invita a pagare il debito entro 10 giorni. Se il debitore non paga entro il termine indicato, il creditore può chiedere al giudice di emettere un decreto di ingiunzione di pagamento. Il decreto di ingiunzione può essere impugnato dal debitore entro 40 giorni dalla notifica.

Il pignoramento del conto corrente è soggetto a un limite di pignorabilità. Secondo la legge, si può prelevare solo la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale, che per il 2023 è di 1.509,81 euro. Inoltre, non sono pignorabili le somme necessarie al debitore per soddisfare i propri bisogni primari, come il vitto, l’alloggio, l’abbigliamento e le spese mediche.

La diffidenza verso le banche

Ma non sono solo queste le ragioni che spingono i pensionati a non avere un conto corrente bancario. Oltre al rischio fallimento della banca (le somme depositate sul conto sono comunque garantite fino a 100.000 euro), vi sono i costi. Per chi vive di sola pensione e magari ha un assegno basso, bisogna mettere in conto che le banche fra costi, bolli e balzelli vari addebitano sempre dei costi di tenuta conto.

Cosa che può arrivare anche a 200 euro all’anno per un pensionato che ha un conto corrente presso banca o Posta per il solo accredito della pensione. Non parliamo in questo caso di rischi, ma di spese, spesso inutili, che la banche addebitano indistintamente mediante canoni mensili ai clienti.

Orbene, se un pensionato deve avere un conto corrente costoso solo per percepire la pensione dall’Inps, fa bene a starne alla larga. E’ cosa buona continuare a percepire l’assegno direttamente in posta il primo giorno del mese., anche se ciò comporta dover fare delle code o attendere un giorno prestabilito per ritirare la rendita.

Basta sapere quando saranno pagate le pensioni in base al calendario.

Riassumendo…

  • Il rischio di farsi accreditare la pensione in banca quando si è morosi.
  • Molti pensionati sono diffidenti verso le banche perché le ritengono insicure.
  • Avere un conto corrente è troppo oneroso per chi vive di sola pensione.