In Italia c’è troppa ignoranza in materia di previdenza. Due italiani su tre non sanno quasi nulla del nostro ordinamento previdenziale, a partire dalle pensioni per finire alle più elementari regole di tutela assicurativa pubblica.

Colpa anche di una fitta giungla di leggi, regole e regolamenti che cambiano troppo di frequente. Ma anche della scuola che poco o nulla insegna riguardo agli aspetti basilari in fatto di previdenza. Tenuto conto che l’Italia è un Paese che destina molte risorse per il welfare e ha la più alta spesa previdenziale fra i Paesi europei.

Ignoranza previdenziale

Sono decisamente insufficienti e lacunose le conoscenze degli italiani in materia di previdenza. E sono anche tra le principali cause di scelte errate e di una incorreggibile mancanza di pianificazione finanziaria.

E’ quanto emerge da un recente sondaggio condotto da Moneyfarm – società internazionale di investimento con approccio digitale – in collaborazione con Progetica – società indipendente specializzata in educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale.

I risultati del sondaggio verranno presentati in occasione della quarte edizione del Mese dell’Educazione Finanziaria (#OttobreEdufin2021), nella prima parte del webinar organizzato da Moneyfarm per martedì 19 ottobre ore 18h00, dal titolo: “I 7 vantaggi della pensione integrativa“.

Scarse conoscenze sulle pensioni

Nel nostro Paese c’è anche forte ignoranza finanziaria, come ha evidenziato la Consob tempo fa. Tanto in tema di investimento, quanto di pensioni, il che rende la nostra società più debole. Così, riguardo alla previdenza complementare si pensa subito alle polizze vita, quelle più pubblicizzate dalle banche e dalle assicurazioni. Ma pochi hanno realmente capito che destinare una quota del proprio TFR alla previdenza complementare è vantaggioso.

In definitiva, due italiani su tre hanno poca conoscenza delle possibilità di sfruttare al meglio le risorse finanziarie che hanno a disposizione per pianificare un ottimale ritiro dal mondo del lavoro. Anche dal punto di vista fiscale c’è ignoranza, poiché sono previste forme incentivanti per sottoscrivere pensioni integrative.

Andare in pensione confidando solo sullo Stato sarà sempre meno proficuo. Il TFR, d’altro canto, è visto ancora come una forma di accantonamento di denaro indisponibile fino al termine del rapporto di lavoro. Cosa sbagliata da quando è stata introdotta la possibilità di destinarlo a integrazione della pensione futura.