Sappiamo, e abbiamo visto più volte, che i permessi 104 vengono riconosciuti al lavoratore che assiste un familiare disabile. Ma questa agevolazione può essere estesa anche in caso di ictus? Se lo chiedono in molti, tenendo conto delle conseguenze che un simile evento ha sulla vita e l’autosufficienza di una persona. Ma cosa dice la Legge 104 a tal proposito?

Ictus, effetti invalidanti: i permessi 104 dipendono dalla gravità?

L’ictus scientificamente si verifica quando il flusso del sangue ossigenato al cervello viene interrotto determinando una carenza di ossigeno.

In base alla durata dell’ictus le conseguenze possono essere più o meno pesanti fino ad arrivare alla morte delle cellule cerebrali.

Se l’ictus provoca un handicap grave, il lavoratore che assiste il malato ha diritto a vedersi riconosciuti i permessi ex Legge 104.

Ma facciamo chiarezza: non è l’evento ictus che fa scaturire l’applicazione della Legge bensì le conseguenze a livello di handicap. L’ictus, infatti, in senso stretto non rientra tra le patologie che danno diritto all’agevolazione. Ma se tra le conseguenze di questo attacco si riscontrano mobilità azzerata, disabilità cronica, difficoltà ad esprimersi etc, allora si determinano senza dubbio le circostanze per usufruire di questi permessi.

Sulla base di questa premessa, chi assiste il familiare con handicap grave in seguito ad ictus, ha diritto a:

– 3 giorni di permesso al mese, anche frazionabili per ore;
rifiuto al trasferimento di sede o al lavoro su turni notturni;
– congedo straordinario retribuito per non più di due anni;
– prolungamento del congedo parentale se ad essere colpito da ictus è il figlio;
– agevolazioni fiscali per acquisto di veicoli o dispositivi per assistenza medica specifica.

Discorso analogo vale anche per l’esenzione ticket: quest’ultima non dipende dall’ictus in sé ma è riconosciuta per alcune patologie che dall’ictus possono derivare come conseguenze dell’attacco.

Da sapere sull’argomento:

Permessi 104: differenza tra invalidità e handicap

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