L’attuale governo, anche se dimissionario, dovrà presto emanare una serie di misure economiche volte a contrastare l’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie. Impennata dei prezzi causata, principalmente dall’attuale conflitto tra Russia e Ucraina. Soltanto pochi giorni fa, si parlava dell’istituzione di un possibile bonus 200 euro bis, il contributo economico a favore dei cittadini con reddito basso. Adesso, complice la crisi di governo, questa opzione sembrerebbe ormai accantonata. Eppure, anche senza il nuovo bonus, le buste paga di agosto, settembre e forse anche dei mesi successivi (fino alla fine dell’anno) potrebbero essere più alte.

In un recente incontro con i sindacati, l’esecutivo ha ipotizzato una decontribuzione per i prossimi mesi, in modo da far aumentare gli stipendi e le pensioni nette dei cittadini. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Nessun bonus 200 euro ma si pensa ad un aumento degli stipendi

A breve dovrebbe arrivare la conversione in legge del Decreto Aiuti, il quale dovrà contenere un pacchetto di nuove misure economiche pensato per contrastare l’impennata dei prezzi di questo periodo.

Molto probabilmente non vedremo un altro bonus 200 euro una tantum. Il governo vorrebbe introdurre, questa volta, qualcosa di più duraturo.

Qualche giorno fa, il Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, ha proposto il taglio dell’Iva, quantomeno per i prodotti di prima necessità. Purtroppo, però, questa proposta non avrebbe ancora trovato il favore di un’ampia maggioranza, anche perché una misura del genere potrebbe risultare troppo costosa.

Il piano del governo, dunque, potrebbe essere quello di una decontribuzione a favore dei lavoratori e dei pensionati che percepiscono un reddito basso. Probabilmente, la soglia di reddito entro la quale si potrà avere l’aumento in busta paga rimarrà uguale a quello previsto per il bonus 200 euro (35 mila euro). In questo caso, però, non si tratterebbe di una misura una tantum.

Tale decontribuzione potrebbe durare per tutti i restanti mesi del 2022.

Ad ogni modo, allo stato attuale si tratta solamente di una semplice ipotesi discussa in questi giorni dal governo. Ipotesi che, però, sembrerebbe aver già trovato il favore del parlamento e anche dei sindacati. Ad oggi, non si conoscono i dettagli di questa misura. Ovviamente, vi terremo aggiornasti sugli sviluppi di questa vicenda.