Dipendenti pubblici e militari mandano in rosso i conti dell’Inps. Nel 2020 la spesa pensionistica nazionale è stata di 234 miliardi, 4 in più rispetto al 2019. Ma all’interno del bilancio ci sono gestioni che vanno bene altre che fanno acqua.

La gestione che presenta il disavanzo il più elevato è quella dei dipendenti pubblici in carico all’Inps. L’Istituto ha chiuso infatti il bilancio 2020 con un deficit di 39,33 miliardi di euro, di cui ben 34,42 sono a carico degli statali.

Conti Inps affondati dalle pensioni degli statali

Lo rileva il nono Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali.

In esso si legge che al netto dei 10,8 miliardi di contributo aggiuntivo a carico del datore di lavoro (lo Stato), il deficit ammonta a 36,427 miliardi di euro. Cifra che risulta da entrate per 40,142 miliardi e da uscite per 76,569 miliardi, e in aumento rispetto a quello registrato nei due anni precedenti (30,58 miliardi nel 2018 e 33,65 nel 2019).

In altre parole, quasi l’intero deficit annuo dell’Inps è dovuto al peso di dipendenti pubblici e militari. Buco in parte compensato con trasferimenti da parte dello Stato il cui pesante squilibrio gestionale risale ai tempi dell’Inpdap.

L’Inps ereditò dal ex ente previdenziale dei dipendenti pubblici un buco di ben 10,27 miliardi di euro, ai quali erano stati aggiunti circa 5,8 miliardi di passivo per il solo esercizio 2012. Un deficit che in 10 anni non è ancora stato risanato.

Un buco incolmabile

Ma quel che è peggio è che il disavanzo è destinato a non chiudersi, se non nel lungo periodo. Tutta colpa delle pensioni anticipate che hanno interessato in particolar modo i dipendenti pubblici, la cui età media è più alta rispetto al settore privato.

I militari e le forze di polizia, inoltre, non sono stati interessati dalla riforma Fornero del 2012 e continuano ad andare in pensione prima di aver compiuto 60 anni grazie alle uscite per anzianità.

Il deficit è anche imputabile – si legge nel rapporto – alla rivalutazione delle rendite all’inflazione. Ma anche per effetto del rinnovo innescato dalla sostituzione delle pensioni cessate con quelle di nuova liquidazione, con importi mediamente più elevati.

Per il 2021 il Rapporto prevede, poi, un deficit Inps in crescita a 24 miliardi. La cifra è preoccupante e resta sotto osservazione da parte del governo impegnato a portare avanti una difficile quanto energica riforma pensioni.