Con l’arrivo della riforma pensioni 2023, anche le pensioni militari potrebbero essere toccate. In particolare la pensione di anzianità che prevede l’uscita dal servizio a 58 anni di età.

La riforma Fornero del 2012 aveva preservato questo tipo di pensioni riservate al personale militare e delle forze armate. Ma ora, a distanza di dieci anni, i presupposti per mantenere questo “privilegio” sono venuti meno.

Pensioni militari anzianità a rischio con la riforma

Come noto, le pensioni militari seguono un iter diverso rispetto a quelle della generalità dei lavoratori.

Quelle di anzianità, in particolare, si ottengono con 35 anni di contributi e 58 anni di età. Come era un tempo per tutti i lavoratori. In alternativa si può lasciare il servizio con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età.

Ebbene il governo, nell’ambito della riforma pensioni che scatterà dal 2023, ha intenzione di rivedere le pensioni di anzianità. Se non addirittura abolirle. Il che significa che per le pensioni militari resteranno comunque in vigore le altre regole che prevedono il pensionamento al raggiungimento dell’età ordinamentale.

Militari, uscita dal servizio a 60 anni?

D’altra parte il regime delle pensioni militari di anzianità sono un fatto diventato ormai anacronistico nel novero delle regole generali adottate anche dagli altri Stati europei. Tutto ruota – secondo le valutazioni del ministero del Lavoro e della Difesa – intorno al fatto che le pensioni militari non seguono le regole generali legate alla speranza di vita. Principio su cui si reggono, invece, tutti i sistemi pensionistici europei.

Motivo questo per il quale l’uscita dal servizio a 58 anni di età e dopo 35 anni di lavoro rappresenta oggi una discriminate più ampia che in passato rispetto al resto dei lavoratori. Lavoratori che, peraltro, si devono rapportare a requisiti anagrafici variabili e legati alla speranza di vita in progressivo aumento.

Del resto negli ultimi 10 anni, l’età della pensione di vecchiaia e anticipata con le regole Fornero si è allungata per tutti.

Mentre quella per il personale militare è rimasta ferma. E’ questo il motivo principale intorno al quale ruota la revisione delle pensioni di anzianità del personale militare.

L’idea, come trapela da indiscrezioni, sarebbe quella di portare tutti i militari e gli appartenenti alle forze dell’rodine alla soglia minima di uscita a 60 anni. Cioè come già previsto dal pensionamento una volta raggiunta l’età ordinamentale. Fermo restando, però, il requisito minimo dei 35 anni di contributi versati.