Dal prossimo anno le pensioni degli italiani aumenteranno del 5,4%. L’indicazione arriva direttamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze anche se manca ancora l’ufficialità che sarà sancita con apposito decreto. La percentuale è, come per tutti gli anni, provvisoria in attesa dei dati definitivi dell’inflazione 2023 che saranno resi noti nella prossima primavera.

In gergo si parla di perequazione automatica e avviene tutti gli anni a partire da gennaio, anche se i pagamenti veri e propri delle rivalutazioni sulle pensioni, dopo i dovuti aggiornamenti tecnici da parte dell’Inps, scatteranno a febbraio o marzo.

Da ricordare che la percentuale di adeguamento al dato dell’inflazione è piena solo per gli assegni fino a un certo importo, poi decresce all’aumentare del reddito.

Le nuove rivalutazioni delle pensioni da gennaio 2024

Quindi, in buona sostanza, di quanto cresceranno le pensioni nel 2024? Un calcolo preciso è difficile da fare poiché dallo scorso anno la perequazione automatica degli assegni viene calcolata in base all’importo della rendita e in base a uno schema composto da 6 scaglioni di reddito. Solo fino a 4 volte l’importo del trattamento minimo 2023 (563,74 euro) l’adeguamento all’inflazione sarà pieno. Quindi fino a 2.255 euro circa la pensione aumenterà del 5,4%. Oltre si comincia a scendere di percentuale.

Oltre tale soglia, quindi, ci saranno delle penalizzazioni crescenti e rapportate all’importo della pensione. In altri termini, scatteranno dei tagli. La legge di bilancio in corso di approvazione prevede le stesse 6 fasce di rivalutazione delle pensioni di quest’anno, ma con un paio di ritocchi importanti. La seconda fascia, quella compresa fra 4 e 5 volte il trattamento minimo di pensione, passerà dall’85% al 90% di rivalutazione. Mentre la sesta, quella superiore a 10 volte il trattamento minimo e che attiene alle pensioni d’oro, scenderà dal 32% al 22%.

Aumenti pensioni 2024: più la misura sale, meno si rivaluta l’assegno

Il nuovo schema di adeguamento degli importi delle pensioni da gennaio 2024, in base alla legge di bilancio, sarà quindi:

  • 100% fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 90% da 4 a 5 volte il trattamento minimo;
  • 53% da 5 a 6 volte il trattamento minimo;
  • 47% da 6 a 8 volte il trattamento minimo;
  • 37% da 8 a 10 volte il trattamento minimo;
  • 22% oltre le 10 volte il trattamento minimo.

A conti fatti, volendo fare un esempio pratico, un pensionato da 3.000 euro al mese subirà un taglio minimo.

Anziché percepire un incremento pieno apri a 162 euro al mese, prenderà 159,50 euro. Quindi avrà un ammanco di 2,50 euro al mese. Per chi, invece, percepisce una pensione superiore a 5.360 euro al mese, il taglio sarà più profondo e di conseguenza la rivalutazione si fermerà a 1,19% circa.

Ragionando, però, sui grandi numeri c’è da dire che più della metà delle pensioni in pagamento (il 54% di oltre 16 milioni di assegni) rientra nella prima fascia e quindi non subirà decurtazioni. Solo il 7,7% del totale prende una pensione compresa nella seconda fascia ed è soggetta a una riduzione minima. E più si sale, meno sono i trattamenti oggetto di tagliola.

Riassumendo…

  • Le pensioni nel 2024 aumenteranno del 5,4%, ma non per tutti.
  • Perequazione automatica piena è valida solo per assegni fino 4 volte il trattamento minimo.
  • Confermate 6 fasce di rivalutazione delle pensioni per il 2024 con piccole variazioni.
  • Le pensioni sopra 5.630 euro al mese cresceranno solo del 1,19%.