Opzione Donna è stata tagliata di netto da quest’anno. Fra i requisiti da possedere al momento della richiesta di pensione bisogna rientrare nelle stesse categorie previste da Ape Sociale. Ad eccezione di coloro che hanno cristallizzato il diritto lo scorso anno.

In sintesi, dal 1 gennaio 2023 le lavoratrici devono possedere almeno 60 anni di età (è previsto uno sconto massimo di due anni in presenza di figli) e rientrare in una delle seguenti categorie:

  • caregiver;
  • invalide con almeno il 74% di invalidità civile;
  • licenziate o dipendenti di aziende in crisi.

Opzione Donna o Ape Sociale?

Ciò premesso, cosa conviene fare se una lavoratrice possiede i requisiti per lasciare il lavoro in anticipo? Dubbio che assale in questi giorni soprattutto le dipendenti della scuola.

Docenti, educatrici e personale Ata devono, infatti, presentare domanda di cessazione dal servizio entro il 28 febbraio 2023 per Opzione Donna tramite la procedura web POLIS “istanze on line”.

Il tempo stringe, dunque, e vale la pena riepilogare quali sono i vantaggi e gli svantaggi di Opzione Donna piuttosto che di Ape Sociale. Ma partiamo dai requisiti anagrafici e contributivi. Nel primo caso servono almeno 60 anni di età e 35 di contributi, mentre nel secondo ne occorrono 63 e 30 di contributi.

Quindi per Opzione Donna l’uscita avviene prima rispetto ad Ape Sociale, ma occorre aver versato 5 anni in più di contributi. Differenze che si ripercuotono anche sull’importo dell’assegno che sarà liquidato dall’Inps. Ma non sono solo questi aspetti a incidere sulla scelta della lavoratrice.

Due pesi e due misure di pensione

Sia per Ape Sociale che per Opzione Donna sono poi previsti degli sconti per le lavoratrici madri: fino a 2 anni di contributi per Ape Sociale e fino a 2 anni di età per Opzione Donna. In complesso si tratta di una combinazione di fattori che fa riflettere molto le lavoratrici carevier, invalide o disoccupate che hanno diritto ad andare in pensione anticipata con un sistema o l’altro.

La pensione è calcolata diversamente. Con Opzione Donna bisogna accettare un ricalcolo contributivo puro dei versamenti effettuati. Mentre con Ape Sociale questo non avviene, ma la pensione arriverà solo alla maturazione dei requisiti ordinari. Nel frattempo è corrisposta una indennità economica pari ad un massimo di 1.500 euro al mese (non rivalutabile) per 12 mensilità.

Ciò rende più conveniente andare in pensione con Ape Sociale rispetto a Opzione Donna. A parità di contributi versati, si ottiene un assegno più alto e l’erogazione della prestazione decorre dal primo giorno successivo a quello del mese in cui si presenta la domanda. Mentre per Opzione Donna bisogna aspettare almeno 12 mesi dalla maturazione dei requisiti.