Le pensioni restano un dibattito molto caldo, non solo per il clima torrido di fine agosto. A tenere alto il livello di attenzione sul tavolo delle riforme sono state le recenti dichiarazioni del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti al meeting di Rimini. Il titolare del Mef ha fatto sapere che la manovra di bilancio 2024 sarà complicata e non si potrà arrivare dappertutto.

Non solo, in fatto di pensioni, è stato ribadito il concetto che con il tasso di natalità attuale, nessuna riforma sarà sostenibile in futuro.

In altre parole ci sarà poco spazio per intervenire sull’impianto pensionistico attuale perché la coperta delle finanze è troppo corta. Cosa aspettarsi allora dal prossimo incontro fra governo e sindacati a settembre?

Pensioni: la via delle riforme è stretta            

Gli esperti concordano sul fatto che la perequazione automatica 2024 delle pensioni in pagamento assorbirà gran parte delle risorse finanziarie dello Stato. Se la manovra sarà di circa 30 miliardi di euro, solo un terzo di queste disponibilità sarà destinata alla rivalutazione di oltre 16 milioni di assegni esistenti. Poi c’è la riforma fiscale e gli interventi a sostegno dei redditi del ceto medio e basso, oltre alle politiche della famiglia.

Resterà, quindi, poco da dedicare alle pensioni. Tuttavia, qualcosa sembra si possa fare. Alcuni ritocchi, niente di più. E in particolare quelli che conducono a maggiore flessibilità in uscita per categorie di lavoratori svantaggiati e donne. Sul punto Ape Sociale dovrebbe essere rivista in senso più allargato per i beneficiari.

La misura potrebbe allargarsi a più lavoratori gravosi, come già avvenuto nel 2021 col governo Draghi. Dall’anticipo pensionistico – lo ricordiamo – sono attualmente escluse molte figure professionali egualmente meritevoli di maggiori tutele previdenziali. Allora fu stilata dalla Commissione governativa Damiano una lista completa di lavori usuranti, ma solo un terzo di essa è stata finora sfruttata includendo più beneficiari nell’anticipo pensionistico.

Più lavoratori gravosi con Ape Sociale

Attualmente la normativa sulle pensioni prevede che possano accedere ad Ape Sociale i lavoratori gravosi che abbiano compiuto 63 anni di età e abbiano almeno 36 anni di contributi. Requisiti che sono stati da poco alleggeriti a 32 anni di contributi per coloro che lavorano nell’edilizia o fanno i ceramisti. Sconti contributivi fino a 2 anni sono previsti anche per le donne con figli.

Dal 2022 la misura è stata, quindi, allargata anche ad agricoltori, magazzinieri, operatori sanitari, ecc. Fra le nuove categorie, ci sono oggi anche gli insegnati di scuola primaria, i tecnici della salute, magazzinieri, estetisti, artigiani, operai specializzati, autisti di corrieri, portantini, addetti alle pulizie, ecc. Categorie fino ad allora escluse dall’elenco dei lavori usuranti.

Con la manovra finanziaria in arrivo l’elenco potrebbe allungarsi ad altre categorie di lavoratori attualmente escluse. Come, ad esempio, gli insegnati delle scuole di secondo grado che, a tutti gli effetti, svolgono le stesse mansioni di quelli delle scuole primarie, sia come orario di lavoro che come impegno.

Sono esclusi dalle pensioni anticipate, ad esempio, anche i taxisti, gli autisti di mezzi di piccoli mezzi di trasporto, i collaboratori domestici, i macellai, i cuochi, i camerieri e tanti altri che comunque svolgono mestieri faticosi e i cui ritmi di lavoro non sono certo quelli di un impiegato.

Riassumendo…

  • La riforma pensioni 2024 potrebbe essere limitata alla sola estensione dei benefici di Ape Sociale per altri lavoratori gravosi.
  • L’elenco lavoratori usuranti del 2021 stilato dalla Commissione Damiano non è utilizzato solo in parte.
  • I lavoratori gravosi possono andare in pensione a 63 anni con almeno 36 anni di contributi.
  • Molte figure professionali finora escluse potrebbero rientravi a partire dal 2024.