La pensione anticipata con Quota 103 terminerà a dicembre, come previsto dalla legge. Al momento non ci sono, né i presupposti, né le intenzioni di prorogare la misura. Ma si punterà a più flessibilità in uscita. Così, in sintesi, il ministro del Lavoro Elvira Calderone dopo l’approvazione del decreto Lavoro del 1 maggio scorso.

La spesa per le pensioni in continua a crescita, anche a causa dell’inflazione che non rallenta, non permette interventi di spesa. Soprattutto dopo lo scostamento di bilancio approvato dal parlamento per il taglio del cuneo fiscale.

L’obiettivo, in altre parole, è quello di sostenere maggiormente i redditi rispetto alle rendite.

Quota 103, nessuna proroga in vista per il 2024

Così il governo mette le mani avanti sulle pensioni confermando che Quota 103 terminerà il 31 dicembre 2023. Esattamente come Quota 102 è terminata alla fine del 2022 e Quota 100 nel 2021. Tutto come previsto da tempo per ammortizzare lo scalone col ritorno pieno ai requisiti della riforma Fornero.

Quello che succederà dopo non è dato ancora sapere. I progetti di riforma del sistema pensionistico si sono arenati da mesi e non sembra vi siano le intenzioni di riprenderli. E Quota 41 per tutti, come chiede la Lega, èun progetto irrealizzabile per via dei costi.

Unica cosa certa è che dopo Quota 103 resteranno solo le vie ordinarie di pensione. Cioè quelle di vecchiaia a 67 anni o anticipata con 41-42 anni e 10 mesi di contributi. Opzione Donna è ormai ridotta a poche elette, mentre Ape Sociale, pur non essendo una vera e propria pensione, potrebbe rimanere l’unica via percorribile e potenziabile per uscire in anticipo dal lavoro.

In pensione con più flessibilita

Particolare attenzione, come indicato da Calderone, sarà riservata ai sistemi di prepensionamento e ricambio generazionale. Problema che è amplificato dal calo demografico, ormai cronico, e che ha richiamato anche l’attenzione di Papa Francesco in occasione della celebrazione del 125 esimo anniversario della nascita dell’Inps.

Per il governo sarà quindi importante

verificare la sostenibilità di forme di anticipo pensionistico che non gravino unicamente sulla spesa pubblica, ma consentano un ciclo virtuoso fra lo Stato, i datori di lavoro e i lavoratori prossimi alla pensione”.

L’obiettivo è arrivare a forme di pensionamento anticipato più flessibile per chi è in difficoltà. Ma non per tutti indistintamente. E’ necessario rendere più flessibile la pensione ai lavoratori che non che svolgono mestieri gravosi pensando di allargare la platea dei beneficiari di Ape Sociale (in pensione a partire da 63 anni).

La categoria dei lavoratori gravosi andrebbe infatti ampliata per consentire a nuove figure professionali egualmente logoranti di andare in pensione qualche anno prima. Anche per le donne con figli si stanno studiando maggiori forme di tutela con anticipi fino a 2-3 anni per ogni figlio.