Le donne prendono pensioni più basse degli uomini. Circa il 30% in meno. Ma forse sono gli uomini che prendono di più rispetto alle donne. Insomma si tratta di vedere se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto.

Come sempre, però, i media ci fanno vedere il bicchiere mezzo vuoto facendo passare il gentil sesso come la categoria più svantaggiata. Ma non è così. Anzi, le donne sono e restano più favorite per l’accesso alla pensione. Possono lasciare il lavoro prima degli uomini.

Questo ovviamente implica un assegno più basso. Analizziamo bene la questione.

Le pensioni delle donne sono più basse

Secondo i dati dell’Osservatorio Inps sui flussi di pensionamento appena pubblicati, nel 2022 l’assegno medio è stato di 1.153 euro (comprese vecchiaia, anticipate, invalidità e superstiti). Per gli uomini la pensione è stata di 1.381 euro, per le donne di 976 euro al mese.

Divario che si amplia per i lavoratori dipendenti con gli uomini che, grazie a carriere più lunghe e a retribuzioni più alte, sono usciti in media con un assegno di vecchiaia quasi doppio delle donne (1.440 contro 754 euro).

Letti così questi dati suonano male ed evidenziano un problema di sistema che in realtà non c’è, come sottolinea l’ufficio studi di Itinerari Previdenziali. In Italia vige la parità dei diritti e dei trattamenti. Quindi, nessun divario alla base.

Questione di contributi

Certo, se una lavoratrice versa meno contributi rispetto a un lavoratore, poi i risultati alla fine si vedono. Le disuguaglianze che caratterizzano la carriera lavorativa hanno quindi ripercussioni sulle prestazioni pensionistiche finali.

L’altro fattore che determina il divario, ma che non viene evidenziato, è che nei dati delle pensioni sono incluse anche le prestazioni ai superstiti. Queste sono destinate per la maggior parte dei casi alle donne (vedove) e sono ridotte come minimo del 60%.

Opzione Donna

Ma la differenza di importo pensione fra uomini e donne è dovuta in particolar modo a Opzione Donna.

Questa prerogativa, riservata alle lavoratrici, prevede l’accesso alla pensione già a 58 anni con almeno 35 di contributi con il sistema di calcolo interamente contributivo.

L’importo della pensione a 58 anni, calcolata peraltro col sistema contributivo, non può certo essere che bassa. Ne consegue che gli importi delle pensioni delle lavoratrici siano di molto inferiori a quelli degli uomini ai quali non è concessa la stessa possibilità di andare in pensione prima.

Sembra che le donne siano più penalizzate degli uomini. Ma da una attenta analisi emerge anche che le donne percepiscono un maggior numero di pensioni pro-capite, in media 1,51 prestazioni a testa, a fronte dell’1,32 degli uomini. Rappresentano infatti il 58,6% dei titolari di 2 pensioni, il 68,6% dei titolari di 3 pensioni e il 70,5% dei percettori di 4 e più trattamenti.