Nessuna proroga di Quota 103 per le pensioni, ma più attenzione per le uscite flessibili. Lo conferma, anche se non a chiare lettere, il Ministero del Lavoro che ha istituito un Osservatorio speciale per le pensioni per il dopo Quota 103.

L’Osservatorio, composto da 15 esperti di previdenza, avrà lo scopo di valutare e tenere costantemente informato il governo sulla valutazione dell’impatto della spesa per le pensioni. Un nucleo di valutazione, insomma, che dovrà monitorare il flusso dei pensionamenti e formulare previsioni.

Pensioni, Quota 103 finisce il 31 dicembre 2023

Con questa mossa il governo mette le mani avanti confermando che Quota 103 terminerà il 31 dicembre 2023. Esattamente come Quota 102 è terminata alla fine del 2022 e Quota 100 nel 2021. Tutto come già previsto da molto tempo per ammortizzare lo scalone col ritorno pieno ai requisiti della riforma Fornero.

Per quello che succederà dopo non è dato ancora sapere. I progetti di riforma del sistema pensionistico si sono arenati dopo i primi due incontri avvenuti con le parti sociali. E Quota 41 per tutti, al momento, sembra un progetto irrealizzabile per via dei costi.

Unica cosa certa è che dopo Quota 103 resteranno solo le vie ordinarie di pensione. Cioè la vecchiaia a 67 anni o l’anticipata con 41-42 anni e 10 mesi di contributi. Opzione Donna è ormai ridotta a poche elette, mentre Ape Sociale, pur non essendo una vera e propria pensione, potrebbe rimanere l’unica via percorribile e potenziabile per uscire in anticipo dal lavoro.

Più flessibilità per donne e lavoratori gravosi

Particolare attenzione dell’Osservatorio, come indicato dal ministro del Lavoro Elvira Calderone, sarà riservata ai sistemi di prepensionamento e ricambio generazionale. Problema che è amplificato dal calo demografico, ormai cronico, e che ha richiamato anche l’attenzione di Papa Francesco in occasione della celebrazione del 125 esimo anniversario della nascita dell’Inps. Per Calderone sarà quindi importante

verificare la sostenibilità di forme di anticipo pensionistico che non gravino unicamente sulla spesa pubblica, ma consentano un ciclo virtuoso fra lo Stato, i datori di lavoro e i lavoratori prossimi alla pensione”.

L’obiettivo è arrivare a forme di pensionamento anticipato più flessibile per chi è in difficoltà. Per rendere più flessibile la pensione ai lavoratori si sta pensando di allargare la platea dei lavoratori gravosi che possono beneficiare di Ape Sociale a partire da 63 anni.

La categoria dei lavoratori gravosi andrebbe infatti ampliata per consentire a nuove figure professionali egualmente logoranti di andare in pensione qualche anno prima. Anche per le donne con figli si stanno studiando maggiori forme di tutela con anticipi fino a 2-3 anni per ogni figlio.