Le pensioni degli italiani sono state rivalutate del 5,4% da gennaio 2024. Un incremento effettuato in via preliminare dal governo, ma che rischia di diventare definitivo nonostante il costo della vita sia cresciuto più di questa percentuale. L’Istat aveva, infatti, comunicato in via preliminare una variazione media dei prezzi al consumo del 5,7% per il 2023, ma pare che questo dato non sarà recepito dall’Inps.

Con la circolare n. 21 del 25 gennaio 2024, l’Inps comunica che non ci saranno ulteriori conguagli il prossimo anno e che quindi l’importo delle pensioni rivalutato a gennaio è da considerarsi definitivo.

In gergo si parla di perequazione automatica che avviene ogni anno sull’importo delle pensioni in pagamento e che avviene dapprima in maniera provvisoria e poi in via definitiva, una volta determinati i dati esatti dell’inflazione.

Nessun conguaglio sulle pensioni 2024

L’Istat, ha certificato che l’inflazione nel 2023 si è attestata al 5,4%. Pertanto l’Inps non procederà più ad alcun adeguamento degli importi delle pensioni durante l’anno. Solitamente questa operazione avviene con l’inizio dell’anno nuovo mediante conguagli, ma stante quanto comunicato non ci sarà nessun accorgimento.

Come noto quest’anno non tutte le pensioni saranno adeguate alla percentuale del 5,4%. Solo quelle fino a 5 volte l’importo del trattamento minimo sono state rivalutate pienamente. Oltre tale soglia, la perequazione decresce secondo uno schema di rivalutazione basato su sei fasce reddituali così predisposto:

  • 100% fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 85% da 4 a 5 volte il trattamento minimo;
  • 53% da 5 a 6 volte il trattamento minimo;
  • 47% da 6 a 8 volte il trattamento minimo;
  • 37% da 8 a 10 volte il trattamento minimo;
  • 22% oltre le 10 volte il trattamento minimo.

I più penalizzati sono i pensionati d’oro che percepiscono più di 5.600 euro al mese. Per costoro, il taglio della rivalutazione dell’assegno è di meno di un quarto, cioè del 1,19% circa.

Bonus del 2,7% sulle pensioni minime

Da ricordare che quest’anno, in base alla circolare Inps di cui sopra, l’importo delle pensioni minime è maggiorato del 2,7%.

Una percentuale valida solo per il 2024. Tradotto in cifre si tratta di 598,61 euro ai quali vanno aggiunti 16,17 euro per un totale di 614,78 euro. Di conseguenza cambiano anche gli altri valori legati alla contribuzione IVS.

Lo stipendio minimo contributivo mensile (il così detto minimale giornaliero) risulta pari a 1.478,62 euro. Sale a 31,60 euro il minimo giornaliero delle retribuzioni convenzionali e a 8,53 euro il minimale orario per i lavoratori dipendenti in regime di part time.

Anche lo stipendio minimo necessario per l’accredito di una annualità ai fini pensionistici per i lavoratori dipendenti del settore privato è aggiornato. Da quest’anno per i lavoratori del settore privato occorre un imponibile previdenziale non inferiore a 12.451 euro all’anno per ottenere l’accredito completo dei contributi obbligatori IVS. Vale a dire 52 settimane di copertura piena durante l’anno nel FPLD. Vale a dire 239,44 euro a settimana. Limite che di regola interessa i lavoratori in regime di part-time che hanno basse retribuzioni annue.

Riassumendo…

  • L’importo delle pensioni durante il 2024 non aumenterà più del 5,4%.
  • Fissata dall’Inps la percentuale definitiva della perequazione automatica per quest’anno in base al carovita.
  • L’Inflazione nel 2023 è stata certificata dall’Istat in aumento del 5,4% in via definitiva.