Pensioni anticipate in calo. Nel primo trimestre del 2020 sono diminuite vistosamente le richieste di pensionamento anticipato con i requisiti previsti per quota 100, cioè per coloro che hanno compiuto 62 anni e versato 38 anni di contributi.

Stando ai dati ufficiali elaborati dall’Inps, dall’inizio della sperimentazione di quota 100 che terminerà nel 2021, il flusso di domande per accedere alla pensione anticipata è andato sgonfiandosi visibilmente. Finora sono state presentate oltre 260 mila domande, per una media di 20 mila al mese, ma nel primo trimestre del 2020 vi è stato un secco dimezzamento.

Dimezzate le richieste di pensione con quota 100

Una spiegazione potrebbe essere data dal fatto che la crisi sanitaria in corso potrebbe aver rallentato se non addirittura bloccato il flusso delle richieste per quota 100. Non ci sarà quindi da stupirsi se nel secondo trimestre dell’anno, passata l’emergenza, i lavoratori torneranno alla carica per accedere al pensionamento anticipato. Anzi, la crisi del coronavirus, potrebbe spingere molte aziende che riapriranno le attività lavorative a invogliare molti dipendenti a lasciare il posto di lavoro in anticipo dovendo fare i conti con una crisi di liquidità senza precedenti. Un’altra ragione del rallentamento delle domande di pensione anticipata, potrebbe essere data dal fatto che chi lascia il lavoro quest’anno o nel 2021 si ritroverà – in base ai calcoli dei contributi versati per almeno i due terzi col sistema contributivo – un assegno ridotto del 10% circa. Se a ciò si aggiunge che in caso di pensionamento anticipato a 62 anni vige il divieto di produrre reddito da lavoro, il quadro disincentivante è subito tracciato.

Pensioni anticipate in calo nel primo trimestre

Ma le pensioni anticipate calano anche nel contesto più generale delle domande di pensionamento. Nei primi tre mesi del 2020 l’Inps ha liquidato 157.038 pensioni, per un importo medio di 1.128 euro. In particolare, osserva l’Inps , nell’ambito del monitoraggio dei flussi di pensionamento riferito al primo trimestre dell’anno, il peso delle pensioni anticipate su quelle di vecchiaia, che aveva visto un importante aumento nel 2019 rispetto all’anno precedente, sia per l’aumento dell’età legale che per l’introduzione di quota 100, ritorna nel primo trimestre 2020 a livelli più bassi arrivando a una quasi parità tra pensioni di anzianità e di vecchiaia liquidate.

In aumento le pensioni di vecchiaia, calano quelle di invalidità

Inoltre, il rapporto tra le pensioni di invalidità e quelle di vecchiaia del primo trimestre 2020 si presenta più che dimezzato rispetto a quello dell’intero 2019. Tale diminuzione è imputabile all’aumento del numero delle pensioni di vecchiaia liquidate nel primo trimestre 2020, che non subisce più il blocco dell’anno precedente, e alla diminuzione costante negli anni del numero delle pensioni di invalidità. Riguardo i requisiti delle pensioni di vecchiaia,si sottolinea che negli anni 2019 e 2020 l’età minima di accesso alla pensione di vecchiaia non ha subito incrementi, rimanendo pari a 67 anni in tutti e due gli anni, per entrambi i sessi e i settori lavorativi dipendenti privati e autonomi. Per quanto riguarda i requisiti della pensione anticipata, essi restano paria 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, indipendentemente dall’età.

Inps: +367% per gli assegni sociali

Nel primo trimestre del 2020 l’Inps ha liquidato 17.938 assegni sociali per un importo medio di 406 euro. Rispetto allo stesso periodo del 2019, quando erano stati 3.839, l’aumento è più che quadruplicato (+367,3%), mentre l’importo è rimasto simile (424 euro lo scorso anno). Lo rileva l’istituto di previdenza nell’Osservatorio statistico del monitoraggio dei flussi di pensionamento. Più nel dettaglio, a beneficiare della liquidazione dell’assegno sociale sono stati 7.660 uomini per 428 euro in media e 10.278 donne per 389 euro in media.