La Lega insiste su Quota 41 per la riforma pensioni 2023. Una proposta che fa sponda con quella avanzata dai sindacati già mesi or sono e poi finita nel dimenticatoio con lo scoppio dell’emergenza energetica.

Matteo Salvini, leader della Lega, si appresta a presentare al governo il suo programma per evitare il ritorno alla Fornero dal prossimo anno. Di mezzo, però, ci sono anche le elezioni nazionali che non aiutano certo a dipanare i dubbi sulla fattibilità del progetto.

Riforma pensioni e Quota 41

Ma in concreto Quota 41 in cosa consisterebbe? La riforma prevede la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica.

Si chiama appunto Quota 41, una deroga alle regole Fornero già prevista da anni per i lavoratori precoci.

In proposito Matteo Salvini, leader della Lega, ha dichiarato apertamente che

presenteremo la nostra proposta al presidente Draghi. La certezza è che tornare a vincoli e paletti della legge Fornero in un momento di crisi economica sarebbe un disastro per i sessantenni“.

Una manovra, quella di Quota 41,  che – secondo l’Inps –  costerebbe alle casse dello Stato 18 miliardi di euro fino al 2025. Il che è francamente irrealizzabile, anche perché il premier Mario Draghi ha messo il veto su qualsiasi riforma pensioni che non sia finanziariamente sostenibile.

Vera riforma pensioni o semplice slogan elettorale?

Quota 41 – dicono gli esperti di previdenza – rischia quindi di diventare solo uno slogan elettorale per recuperare consensi dopo la certificazione Inps del flop di Quota 100, sempre voluto dalla Lega nel 2018.

Oltretutto andare in pensione con 41 anni di contributi versati indipendentemente dall’età non produrrebbe particolari vantaggi sociali ed economici. Già oggi si può uscire dal lavoro a 42 anni e 10 mesi (41 e 10 mesi per le donne), come previsto dalle regole Fornero. Resterebbe comunque e sempre lo scoglio dei 67 anni di età da superare per la maggior parte dei lavoratori che non hanno manco 40 anni di contributi.

Insomma, il costo da sostenere per concedere l’uscita anticipata di 1-2 anni dal lavoro sarebbe troppo elevato e non produrrebbe quegli effetti desiderati sul mondo del lavoro. Come si è visto per Quota 100, non si sono liberati ampi spazi alle assunzioni che, viceversa, sono arrivate dalla ripresa economica.

Quindi, Quota 41 rappresenterebbe più una vittoria simbolica per la Lega, peraltro in calo di consensi dopo il flop di Quota 100, che non una soluzione concretamente realizzabile per risolvere il problema delle pensioni.