Con l’approvazione della legge di Bilancio 2024 il tema delle pensioni può dirsi concluso. Ed i lavoratori possono già guardare al quadro completo delle misure presenti nel 2024. Infatti, dalle ipotesi che si facevano sulle ipotetiche nuove misure che sarebbero state inserite, adesso si passa ai fatti compiuti. Il governo ha deciso di inserire nel sistema una specie di pensione unica a 63 anni di età, con requisito contributivo differenziato tra donne, soggetti con determinate problematiche e il resto della popolazione lavorativa.

Ma insieme a queste novità, restano in pista tutte le altre misure che permettono di andare in pensione. Oggi rispondiamo a tutti i lettori che ci chiedono spiegazioni sulle varie misure presenti. Un quadro sintetico delle possibili uscite dal lavoro, ma abbastanza dettagliato per consentire a chi si trova a completare i requisiti per questa misura o per l’altra, di trovarsi pronto.

Pensioni 2024, una per una tutte le misure che i lavoratori potranno sfruttare

Partiamo dalle novità appena introdotte che consentiranno a tanti nati nel 1961 di poter andare in pensione in anticipo. Partiamo da chi ha problemi di varia natura, cioè di salute, di famiglia e di lavoro. Infatti la platea di riferimento dell’Ape sociale 2023 resta la stessa a cui il governo ha deciso di concedere l’uscita a 63 anni con 36 anni di contributi. In pratica invalidi, caregivers, disoccupati e addetti ai lavori gravosi, potranno uscire tutti con 36 anni di contributi una volta raggiunti almeno i 63 anni di età. Rispetto all’Ape sociale, invalidi, disoccupati e caregivers vedono peggiorare il requisito contributivo che da 30 anni sale a 36 anni. Per le donne, a prescindere dal lavoro svolto, la stessa possibilità a 63 anni si centra con 35 anni di contributi. La misura prende il posto di opzione donna quindi, con un netto peggioramento dell’età. Si passa da una potenziale uscita a 58 anni con opzione donna, ad una uscita a 63 anni.

E resta fermo il requisito contributivo dei 35 anni. Per tutti gli altri lavoratori, che non rientrano tra quelli prima citati, a 63 anni si potrà uscire dal lavoro con quota 104.

Andare in pensione a 62 anni diventa controproducente

La prima citata quota 104 si affianca alla quota 103, che resterà in vigore anche nel 2024, almeno secondo le ultime dichiarazioni del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti. Quindi ci sarà la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e sempre con 41 anni di versamenti anche nel 2024. Ma la misura cambia aspetto e diventa penalizzante per i lavoratori. Tagli di importo della pensione e bonus contributivo per chi a requisti completati vi rinuncia sono i due disincentivi a sfruttare la misura. Una via presa dal governo per indirizzare i lavoratori a scegliere la quota 104, priva di penalizzazioni.

Le misure ordinarie, confermati tutti i requisiti

Nel 2024 si continuerà ad andare in pensione con le due misure ordinarie che tutti conoscono. Parliamo naturalmente delle pensioni di vecchiaia e delle pensioni anticipate. Anche i requisiti sono stati confermati. E se per la pensione anticipata tutto era già stato fatto, per le pensioni di vecchiaia il decreto sull’aspettativa di vita ha congelato i requisiti fino al 2026. Significa che nel 2024 potranno andare in pensione i lavoratori che raggiungono i 67 anni di età ed i 20 anni di contributi. Ed a prescindere da quando hanno iniziato a versare i contributi. Perché nella manovra il governo ha deciso di eliminare il vincolo della pensione pari o superiore a 1,5 volte l’assegno sociale che gravava sui contributivi. Dal 2024 anche chi ha iniziato a versare contributi, ed a qualsiasi titolo, dopo il 31 dicembre del 1995, potrà andare in pensione semplicemente completando la combinazione 67+20. Tornando alle anticipate, nel 2024 serviranno sempre 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e sempre 41 anni e 10 mesi per le donne.

E sempre senza limiti di età e con l’unico vincolo dei 35 anni di contributi minimi che devono essere effettivi (senza figurativi da disoccupazione o malattia).

Pensioni anticipate alternative quali sono?

Sempre senza alcun vincolo anagrafico, resta possibile la quota 41 per i precoci. La stessa carriera della quota 104, ma senza l’obbligo di arrivare almeno a 63 anni di età. E soprattutto, senza vincoli di importo della prestazione ) la quota 104 dovrebbe fermarsi a massimo 5 volte il trattamento minimo INPS) e senza divieto di cumulo con altri redditi da lavoro. La quota 104 infatti imporrà a chi esce con questa misura, di non arrotondare lo stipendio con redditi da lavoro. Si parla però di redditi differenti da quelli da lavoro autonomo occasionale fino a massimo 5.000 euro annui. Per la quota 41 questo vincolo non c’è. La pensione 2024 con quota 41 quindi permette di lasciare il lavoro con 35 anni di contributi effettivi, 41 totali e con un anno versato prima dei 19 anni di età. Sia in continuità che in discontinuità. Ma la misura si rivolge solo a disabili, soggetti con disabili da assistere, disoccupati che da tre mesi hanno perso la Naspi e lavori gravosi.

Pensioni in deroga ai requisiti vigenti, quali sono?

Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, resterà fruibile anche la pensione anticipata contributiva. In questo caso nulla cambia e per questi soggetti resta il vincolo di completare una pensione pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. In pratica il vincolo dell’importo della pensione minima resta e non scompare come è successo invece per le pensioni contributive a 67 anni. Con 56 anni di età le donne o con 61 anni di età gli uomini, resta possibile la pensione 2024 con invalidità pensionabile. Misura che riguarda chi ha una invalidità specifica minima dell’80%. Basteranno come sempre 20 anni di contributi. Per gli addetti ai lavori gravosi che rientrano pure nella quota 41 per i precoci, nel 2024 la pensione di vecchiaia si centrerà sempre con 5 mesi di anticipo.

Infatti lo scatto 2019 per l’aspettativa di vita non è stato applicato a chi svolge un lavoro logorante (oltre ai gravosi dentro anche gli usuranti). Quindi, pensione 2024 con 66 anni e 7 mesi di età, ma solo se sono stati completati 30 anni di contributi.

Ecco le altre misure che sarà possibile sfruttare

Chi entro il mese di maggio di quest’anno ha chiesto la certificazione del diritto alla pensione usuranti all’INPS, nel 2024 potrà andare in pensione con 61 anni e 7 mesi di età. Ma solo se ha raggiunto almeno i 35 anni di contributi. Inoltre serve che l’interessato svolga una delle attività di lavoro usurante previste (dai palombari agli addetti alla lavorazione del vetro cavo), se è un lavoratore notturno, un autista di mezzi di trasporto pubblici o se è un addetto alla linea a catena in fabbrica. Occorre però completare la quota 97,6. Chi non ha presentato la domanda di certificazione del diritto, perde fino a 3 mesi di pensione, ma nel 2024 ci potrà andare comunque. Infine, anche se la platea anno dopo anno si riduce, ci sarà chi potrà pensionarsi con le 3 deroghe Amato. A 67 anni infatti possono accedere alla quiescenza i lavoratori con 15 anni di contributi versati se rientrano in una delle tre deroghe. Bisogna aver versato 15 anni di contributi già al 31 dicembre 1992. Oppure bisogna essere stati autorizzati ai versamenti volontari alla stessa data, anche se i pagamenti non sono stati effettuati. Oppure bisogna aver iniziato a versare contributi almeno 25 anni prima della domanda di pensione, ed avere almeno 10 anni di lavoro coperti da meno di 52 settimane di contributi per anno.