La riforma pensioni non si farà nel 2024. Più passa il tempo e più ci si rende conto che il governo non può stanziare fondi per rivedere l’assetto previdenziale per consentire nuovi anticipi pensionistici. D’altra parte, circa un terzo della manovra finanziaria (30 miliardi di euro) sarà assorbita dalle rivalutazioni di oltre 16 milioni di assegni.

Cosa aspettarsi allora? In ogni caso il ritorno integrale delle regole Fornero non va giù a nessuno, nemmeno alla classe politica. Quindi si profila per il 2024 solo qualche ritocco alle misure esistenti in fatto di pensioni anticipate.

Niente di più e niente di meno, come orami si percepisce da tempo. Anche i sindacanti paiono rassegnati a un inesorabile prolungamento dello status quo.

Pensioni: tre proroghe in arrivo per il 2024

In attesa di conoscere la nota integrativa al documento di economia e finanza di fine mese (Nadef) che ci dirà quanti soldi si potranno spendere nel 2024, tutte le indiscrezioni convergono verso la proroga di Quota 103.

La pensione anticipata a 62 anni con almeno 41 di contributi è in scadenza a fine dicembre, ma potrebbe essere rinnovata per altri 12 mesi in attesa di tempi migliori. La soluzione, alternativa alla pensione di vecchiaia, è accompagnata anche da incentivi economici (ex bonus Maroni) che consentono al lavoratore di trattenersi al lavoro una volta raggiunti i requisiti per la pensione. Il che non dispiace a nessuno.

Sul tavolo del Ministero del Lavoro c’è anche la possibilità di prorogare Opzione Donna, magari con qualche accorgimento riguardante il requisito dell’età anagrafica. La riforma dello scorso anno ha visto l’età salire da 58 a 60 anni per le lavoratrici, ma con possibilità di sconto fino a 58 in caso di presenza di figli. Discriminante che non è piaciuta ai sindacanti e che puntano a una revisione di questo fondamentale requisito.

Più lavoratori gravosi in pensione?

Sul tappeto c’è anche la questione dei lavoratori gravosi che rientrano nelle prerogative previste da Ape Sociale.

Cioè possibilità di accedere all’anticipo pensionistico a 63 anni di età con almeno 36 di contributi versati (32 per gli edili e ceramisti). Anche in questo caso il governo punta a prorogare la misura che tutela, fra gli altri, anche i caregiver, gli invalidi e i disoccupati.

In questo contesto si sta discutendo se e come allargare la platea dei beneficiari che svolgono lavori faticosi. Esiste a tal proposito un elenco stilato e aggiornato nel 2021 (lista Damiano) che classifica tutti i mestieri in una lista di ben 92 categorie, dagli insegnanti, ai taxisti, ai camerieri, ecc.

Tipologie di lavoro che al momento sono sfruttate per un terzo del totale, includendo fra i lavoratori gravosi meritevoli di accedere ad Ape Sociale figure professionali come gli insegnanti di scuola elementare ma non di scuola media. Così come gli autisti di autobus, ma non i taxisti. Insomma ci sarebbero da rivedere alcune cose.

I costi della riforma

Prorogare queste tre misure costerà sicuramente meno che fare una riforma pensioni strutturale che duri nel tempo. Tuttavia il problema di fondo è che non si sappia più come intervenire sull’assetto previdenziale che viaggia ormai verso una spesa in costante aumento (oltre il 16% del Pil). L’impressione è che si navighi a vista e che ogni riforma in arrivo sia fatta per porre rimedio a riforme precedenti sbagliate. Come Quota 100.

Anche perché l’ondata in arrivo dei baby boomers degli anni 60 e 70 ingolferà il sistema col rischio di dover sostenere costi straordinari per mantenere le pensioni italiane. Caso che non riguarda solo l’Italia, ma che la nostra classe politica non ha saputo affrontare con la dovuta lungimiranza.

Riassumendo…

  • Per il 2024 non ci sarà nessuna riforma pensioni.
  • Per evitare il ritorno pieno delle regole Fornero si punta a prorogare di 12 mesi Quota 103.
  • In odore di rinnovo anche Opzione Donna, forse con qualche modifica.
  • Anche Ape Sociale sarà prorogata, forse con maggiore estensione per i lavoratori gravosi.