La pensione è sempre più lontana. Soprattutto per chi perde il lavoro in tarda età, magari a ridosso dei 60 anni. Un tempo a questa età il traguardo della pensione era ormai raggiunto, ma oggi è diventato un problema. Le possibilità di trovare altra occupazione sono scarse e il rischio di scivolare in stato di povertà in attesa raggiungere i requisiti ordinari è concreto.

Un problema che solo 12 anni fa, prima della riforma Fornero, non esisteva. A 57 anni si poteva chiedere la pensione di anzianità con 35 anni di contributi (privilegio rimasto in vigore solo per i militari).

Oppure si aspettava di compiere 62 anni (60 per le donne), come avviene tutt’ora in Francia. Da noi il rischio di restare senza stipendio né pensione è oltretutto maggiore, visto che i contratti di lavoro sono sempre più precari e l’età costituisce un problema per chi cerca manodopera.

Pensione sempre più lontana per chi perde il lavoro

Cosa resta da fare per chi perde il lavoro intorno ai 60 anni? La distanza con la soglia di vecchiaia a 67 anni per la domanda di pensione è lontana e per le uscite anticipate i requisiti sono diventati più stringenti per tutti, sia uomini che donne. Nel settore privato non è più possibile nemmeno sfruttare i contratti di espansione da quest’anno. Un scivolo fino a 5 anni, utile sia ai datori di lavoro che ai lavoratori.

Cosa rimane, quindi? Le vie d’uscita anticipata previste al momento per chi perde il lavoro sono solo due: Opzione Donna e Ape Sociale. La prima è riservata solo alle lavoratrici e consente di andare in pensione a 60 anni in caso di licenziamento o se si è alle dipendenze di aziende in crisi. Occorrono però 35 anni di contributi versati per poter beneficiare di questa soluzione.

La seconda, riservata a entrambi i sessi, consente di ottenere un anticipo pensionistico fino all’età della pensione ordinaria a partire da 63 anni e 5 mesi di età.

Ape Sociale è riservata a coloro che hanno perso il lavoro o non sia stato rinnovato il contratto a termine. Requisito indispensabile è quello di aver versato almeno 30 anni di contributi.

Ape Sociale e Opzione Donna, una questione di età

Quindi, per le donne, a differenza degli uomini, ci sono più possibilità. Con Opzione Donna è abbastanza aver raggiunto i 61 anni di età (requisito che scende fino a 59 in presenza di figli), con Ape Sociale ne servono almeno 63 e 5 mesi. Quindi, in base a questo requisito anagrafico, le donne che hanno perso il lavoro sono più tutelate.

Va detto, comunque, che Opzione Donna prevede l’erogazione della pensione solo dopo 12 mesi (18 mesi in caso di lavoratrici autonome) dalla maturazione dei requisiti richiesti. Il che allontana la data di conseguimento della pensione a 62 anni o 62 anni e mezzo in caso di lavoratrici autonome che hanno cessato l’attività. Resta ovviamente da soddisfare il requisito relativo allo stato di disoccupazione a seguito di licenziamento.

Per Ape Sociale, come detto, servono almeno 63 anni di età e 5 mesi (da quest’anno il requisito anagrafico si è allungato), ma in questo caso i tempi di attesa della pensione sono brevi. La domanda va presentata entro il 31 marzo 2024. L’assegno è pagato dal primo giorno del mese successivo al raggiungimento dei requisiti richiesti. Fra questi, quello contributivo di 30 anni che possono scendere fino a 28 in caso di presenza di figli per le lavoratrici madri. In buona sostanza, la pensione si prende dopo, rispetto a Opzione Donna, ma i tempi di attesa sono brevissimi.

Riassumendo…

  • Per chi perde il lavoro a ridosso dei 60 anni il rischio di scivolare in povertà è molto alto.
  • Le vie d’uscita per i licenziati o rimasti senza lavoro sono Opzione Donna e Ape Sociale.
  • Per entrambe le opzioni è necessario avere un requisito minimo contributivo elevato.