Nel Decreto legge 4/2019, oltre alla Riforma pensione e il reddito di cittadinanza, è stata inclusa anche la pace contributiva che prevede la possibilità per i lavoratori di coprire i buchi lavorativi con versamenti di contributi utili ai fini pensionistici.

Le attività di lavoro discontinuo hanno creato un’irregolarità nei versamenti e nasce l’esigenza di coprire i buchi contributivi per poter anticipare la pensione. La nuova misura prevede che possono accedere solo i lavoratori che rientrano nel calcolo con assegno secondo il sistema contributivo, questo significa che sono i lavoratori che non hanno una contribuzione versata prima del 1° gennaio 1996.

Tre anni per coprire i buchi contributivi

La pace contributiva è stata applicata in via sperimentale e vale per un triennio dal 2019 al 2021. Il lavoratore ha la possibilità di riscattare un massimo di cinque anni anche se i periodi da coprire non sono continuativi.
I periodi da coprire devono essere privi di contribuzione e non devono essere coincidenti. Analizziamo i vantaggi e gli svantaggi dell’aderire alla pace contributiva.

Pace contributiva e vantaggi fiscali

La possibilità di coprire i buchi contributivi con la pace fiscale, si configura in due agevolazioni. La prima agevolazione è di natura fiscale e prevede di ripartire l’onere di riscatto in cinque quote costanti annuali con una detrazione dall’imposta lorda da versare del cinquanta per cento. Questo significa che circa il cinquanta per cento del riscatto è pagato dallo Stato.
La seconda agevolazione consiste nel pagamento in un’unica soluzione per poter accedere al pensionamento scelto, e la possibilità del pagamento rateizzato in 120 rate di importo non inferiore a trenta euro senza interessi per la ripartizione dell’importo a rate.

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