Dal prossimo anno le pensioni minime aumenteranno più di quanto previsto dall’adeguamento ministeriale. Come per l’anno scorso il Governo ha previsto un incremento superiore a quello dell’inflazione, già stabilito nella misura del 5,4% (perequazione automatica). Questo vale il 2,7% in più e solo per le sole pensioni integrate al trattamento minimo.

La percentuale stabilita lo scorso novembre con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) non è definitiva, ma soltanto provvisoria in attesa dei dati finali sull’inflazione 2023 che saranno resi noti in primavera.

Seguiranno opportuni conguagli delle pensioni a fine 2024 o inizio 2025. Lo stesso vale per l’assegno sociale il cui importo salirà a partire da gennaio in base alla percentuale del 5,4%.

Gli aumenti delle pensioni minime nel 2024

In tutto sono circa 22,8 milioni le pensioni degli italiani (c’è chi ne prende più di una) da adeguare ai nuovi trattamenti economici per una previsione di spesa di circa 45 miliardi di euro in tre anni. L’importo lordo sarà rivalutato del 5,4% in via del tutto provvisoria, basandosi sui rilievi Istat, a partire da gennaio 2024.

Fra le varie tipologie di pensioni da rivalutare ci sono soprattutto quelle integrate al trattamento minimo che passeranno da 563,74 euro a 594,18 euro al mese. A questo importo, inoltre, è aggiunto un ulteriore 2,7% di aumento (15,22 euro) riconosciuto per il 2024 tramite la legge di bilancio, che porta le pensioni minime a 609,4 euro al mese. La misura sarà una tantum e valida solo per il 2024.

Ma cos’è la pensione minima esattamente? L’integrazione al trattamento minimo esiste dal 1983 e tutela tutti quei pensionati che percepiscono, in virtù di pochi contributi versati, una pensione molto bassa. L’Inps, a domanda dell’interessato, interviene quindi integrando l’assegno fino al minimo di legge. Il pensionato, quindi, non deve superare determinati requisiti di reddito personale e/o familiare per ottenere l’integrazione al trattamento minimo.

Il diritto scatta solo per coloro che possono vantare contributi versati prima del 1996.

L’aumento dell’assegno sociale

Dal 1 gennaio 2024 aumenta anche l’importo dell’assegno sociale, prestazione riservata agli indigenti. Passa da 503,27 a 530,44 euro al mese per tredici mensilità. A differenza della pensione minima, questa prestazione è erogata indipendentemente dai contributi versati. Non è, infatti, una pensione, ma una prestazione a sostegno del reddito per le persone in difficoltà economica.

L’assegno sociale, imporpriamente chiamto pensione sociale, è un sussidio economico erogato dal Inps a domanda a tutti coloro che hanno una età non inferiore a 67 anni e non percepiscono pensione da contributi. Possono richiedere l’assegno sociale i cittadini italiani, comunitari o extracomunitari con regolare permesso di soggiorno di lungo periodo. Bisogna quindi possedere la residenza in Italia da almeno 10 anni e avere un reddito personale limitato. Ma vediamo tutti i requisiti che servono per ottenerlo:

  • 67 anni di età;
  • stato di bisogno economico;
  • cittadinanza italiana o equiparata;
  • residenza effettiva in Italia da almeno 10 anni.
  • reddito personale non superiore a 6.542,51 euro all’anno (13.085,02 euro se si tratta di persona coniugata)

Riassumendo…

  • L’importo della pensione minima salirà nel 2024 sopra i 600 euro al mese per tutti.
  • Previsto un bonus aggiuntivo una tantum oltre alla rivalutazione automatica della pensione.
  • L’assegno sociale aumenterà di 27 euro, a quota 530 euro al mese per tredicie mensilità.