Per andare in pensione servono almeno 20 anni di contributi. E’ questo il requisito minimo previsto dalla normativa vigente. Si tratta per l’appunto del pensionamento previsto per la “vecchiaia” che si raggiunge (per ora) al compimento di 67 anni di età.

Si tratta di una norma in vigore da molti anni che non ha subito modifiche. Il problema, però, si presente per chi al compimento dei 67 anni di età non ha i 20 anni minimi richiesti. Magari ne ha solo 15 al suo attivo.

Cosa fare allora? La legge prevede in questi casi che il lavoratore possa richiedere l’assegno sociale che non prevede minimo contributivo. Tuttavia non si tratta di pensione, è temporaneo ed è soggetto a vincoli particolari.

In pensione con meno di 20 anni di contributi

Non tutto è perduto, però, per chi ha meno di 20 anni di contributi a 67 anni di età. La pensione in questi casi arriverà un po’ più tardi, se l’assicurato riuscirà a raggiungere tale limite con i riscatti, i versamenti volontari o lavorando ancora. Non appena la soglia sarà raggiunta, si potrà fare domanda di pensione.

Se, però, mancano molti anni di contribuzione, l’unica via è quella di attendere il compimento dei 71 anni di età. In questo caso, la normativa prevede che siano sufficienti 5 anni di versamenti per ottenere la pensione. La rendita sarà però liquidata solo con il sistema contributivo.

Per cui, se un lavoratore si trovasse con 15 anni di contribuzione al raggiungimento dell’età della pensione, dovrebbe aspettare il compimento dei 71 anni prima di fare domanda. E’ questa l’unica strada percorribile per chi non raggiunge l’anzianità contributiva minima.

Le deroghe Amato e Dini

A parte ciò, esistono ancora alcune vecchie deroghe che consentono al lavoratore di andare in pensione con 15 anni di contributi senza dover attendere i 71 anni di età. Si tratta di norme che risalgono agli anni 90, quindi più vecchie ancora della riforma Fornero.

Sono valide sia per i lavoratori dipendenti che per quelli autonomi per la pensione ordinaria.

Una di queste è la deroga Amato. Essa permette di ottenere la pensione di vecchiaia con almeno 15 anni di contributi rispettando determinate condizioni. In particolare, aver maturato 15 anni di contribuzione prima del 31 dicembre 1992. Solo in questo caso è attivabile.

L’opzione Amato, che prende il nome dall’allora capo del Governo, è esercitabile anche per coloro che non hanno 15 anni di contributi prima del 1992, ma hanno ottenuto l’autorizzazione ai versamenti volontari prima di tale data. Quindi potrebbero versare anche oggi i contributi necessari richiesti.

Esiste poi la deroga Dini del 1995, successiva a quella Amato, che è anche più famosa. In base a tale legge è possibile andare in pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi ma solo col sistema contributivo puro. Il requisito principale è quello di possedere meno di 18 anni di contributi, avere almeno un contributo accreditato prima del 31 dicembre 1995 e avere almeno 5 anni di contributi accreditati dopo il 1996.

Di fatto è un’opzione che non può più esercitare nessuno ed è finita nel dimenticatoio pur essendo ancora presente la legge che regola l’esercizio del diritto alla pensione.

Riassumendo…

  • Per andare in pensione con meno di 20 anni di contributi bisogna mettere in conto un allungamento dell’età anagrafica.
  • A 71 anni si può uscire con almeno 5 anni di versamenti.
  • Le deroghe Amato e Dini prevedono la pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi, ma quasi nessuno le può più sfruttare.