Andare in pensione a 61 o 62 anni con almeno 41 anni di contributi. Sarebbe questa l’idea del governo per evitare il ritorno alla Fornero dal prossimo anno con la fine di Quota 102. Come pressa la Lega e come vorrebbero anche i sindacati, ma senza soglia di sbarramento.

Alternative, a parte Opzione Donna estensibile anche agli uomini come vorrebbe FdI, è ancora in fase di valutazione. In ogni caso sembra che il governo intenda fare qualcosa e in fretta per agevolare l’uscita dei lavoratori nel 2023.

In pensione a 60-61 anni ma con almeno 41 di contributi

La riforma al vaglio dei tecnici si chiama Quota 41 per tutti. Che, però, con l’introduzione di una soglia di sbarramento anagrafica rischia di diventare Quota 41 per pochi. Del resto – come dice anche l’Inps – dare a tutti la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi costerebbe troppo e sarebbe insostenibile.

Si verrebbe così a proporre di fatto una replica di Quota 102 (in pensione a 64 anni con 38 di età) o Quota 103 che non ha dato risultati soddisfacenti quest’anno. Solo poche migliaia di lavoratori ne hanno beneficiato. Quindi, se Quota 102 finora ha dato risultati insoddisfacenti, come possiamo pensare che Quota 41, così concepita, possa fare di meglio?

Diventerebbe quindi il solito pasticcio all’italiana per dire che si è evitato il ritorno alla Fornero, ma di fatto non cambierà quasi nulla. In sostanza, verrebbe concessa la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi ai lavoratori over 61-62 anni.

Il che significa che un lavoratore per uscire a 61 anni deve aver iniziato a lavorare da giovane, almeno a 20 anni senza interruzioni di carriera. A 62 anni, l’ago della bilancia salirebbe a 21 anni, a 63 a 22 anni e così via. Fino a 66 anni quando basta aver intrapreso l’attività lavorativa a 25 anni, ma sempre senza discontinuità di versamenti contributivi.

Poi a 67 anni basteranno 20 anni di contributi per uscire con la pensione di vecchiaia.

Una riforma sbagliata in partenza

Si tratterebbe, quindi, dell’ennesima riforma insensata, di uno specchietto per le allodole, visto che saranno in pochi ad andare in pensione con questo meccanismo. Come fa notare il presidente di Confindustria Carlo Bonomi:

“Per non scassare i conti dell’Inps, si parla di provvedimenti con una riduzione delle entrate della soglia della pensione. Stiamo creando i prodromi per futuri poveri”

Non solo. Questa riforma non andrebbe nelle direzione auspicata dal governo che è quella di gettare le premesse per creare nuova occupazione. E con Quota 41 a 61-62 anni di età non ci sono.

Del resto, si è visto che con Quota 102 non si sono creati nuovi posti di lavoro, così come con Quota 100, durata dal 2019 al 2021. Sempre Bonomi fa notare che

“ci avevano detto che per ognuno che pensionavamo con quota 100, se ne assumevano 4. Stando ai dati Istat sono 0,4%. Non c’è stato neanche l’effetto sostitutivo”.