Si insiste con Quota 41 per le pensioni. Il governo Meloni è appena nato che già si rincorrono le ipotesi su come riformare la previdenza. In fretta e furia, naturalmente. In perfetto stile italiano dove i grossi problemi si affrontano quasi sempre per emergenza.

Del resto siamo una nazione fatta così: ci si preoccupa sempre e solo quando si arriva con l’acqua alla gola. E manca poco alla fine di Quota 102 con il ritorno integrale delle regole Fornero per tutti. Col rischio, però, di fare un altro pasticcio previdenziale introducendo Quota 41.

Quota 41, un altro pasticcio all’italiana

Proprio quello di cui non c’è bisogno in un momento come questo. L’Italia ha bisogno di una riforma equa e soprattutto giusta. Negli ultimi anni, invece, si sono sempre accavallate riforme che vanno nella direzione opposta generando un sistema completamente sballato e costellato da ingiustizie.

Inserire nel contesto delle riforme la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, come chiede la Lega con insistenza sarebbe un errore. Quota 41 è bella, ma impossibile per questione di soldi. Lo dice l’Inps, ma lo fa capire anche la Corte dei Conti e Bankitalia. Per non parlare della stessa Fornero che fa notare come andare in pensione con 41 anni di contributi versati indipendentemente dall’età non produrrebbe particolari vantaggi sociali. Già oggi si può uscire dal lavoro 1-2 anni e 10 mesi più tardi.

Economicamente, Quota 41 costerebbe allo Stato 18 miliardi di euro, fino al 2025. Il che è irrealizzabile e graverebbe ancora una volta sulle tasche dei lavoratori. Soprattutto in vista della spesa prevista dallo Stato per la pesante rivalutazione di oltre 16 milioni di pensioni a partire dal 2023.

Quota 102 esce dalla porta e rientra dalla finestra

Ecco quindi spuntare all’orizzonte l’ipotesi di concedere Quota 41 solo a coloro che hanno 61-62 anni di età. Per restringere la platea dei beneficiari e ridurre quindi la spesa pensionistica calcolata.

Insomma, una sorta di Quota 102 che esce dalla porta e rientra dalla finestra.

Ma se Quota 102 finora ha dato risultati insoddisfacenti (solo poche migliaia di lavoratori ne hanno beneficiato), come possiamo pensare che Quota 41, così concepita, possa fare di meglio? Diventerebbe quindi il solito specchietto per le allodole per dire che si è evitato il ritorno alla Fornero. Ma di fatto non cambierebbe quasi nulla.

Meglio – come dice Pasquale Tridico, presidente dell’Inps – estendere Opzione Donna anche agli uomini. Sarebbe sicuramente più equo e giusto, visto che finora di questa possibilità ne hanno usufruito solo le lavoratrici.

Questa sì che sarebbe una riforma sostenibile finanziariamente e che potrebbe portare alla creazione di posti di lavoro fra i giovani. Non certo Quota 41 che è stato solo uno slogan elettorale della Lega che adesso presenta il conto al governo.