Tasse di successione più alte ai più ricchi per ottenere una dote da destinare ai giovani. E’ questa la proposta lanciata dal segretario del Pd Enrico Letta per sostenere le generazioni future colpite dalla pandemia.

Quindi, togliere ai ricchi per dare ai poveri. Considerare la tassa di successione come un aiuto concreto alla “generazione covid”. Cioè a tutti quei ragazzi che, a causa della pandemia e di condizioni familiari difficili, hanno pagato e pagheranno il prezzo più alto della crisi.

Tasse di successione più alte ai ricchi

Il Pd spiega che non si tratterebbe di far pagare di più a tutti, ma di aumentare le aliquote sulle tasse di successione solo ai più ricchi e in modo progressivo. L’idea sarebbe quella di innalzare le imposte per i patrimoni devoluti dai 5 milioni in su.

La misura interesserebbe circa l’1% dei contribuenti del Paese. E si tratterebbe comunque di una lieve correzione al rialzo delle attuali aliquote esistenti per le tasse di successione e donazione. Insomma, con un piccolo sforzo si troverebbe risorse per sostenere i giovani.

“Ci vuole una dote per i giovani, finanziata con una parte dei proventi della tassa di successione, e un accesso ai mutui-abitazione anche per chi non ha genitori in grado di fornire garanzie”, ha poi detto Letta in un’intervista al Corriere della Sera.

Patrimoniale soft

La ricetta di Letta si potrebbe considerare una patrimoniale soft. Alzare l’imposta di successione di in maniera progressiva partendo dalla soglia dei 5 milioni di euro sarebbe da considerare come un contributo straordinario a una causa più che giusta. L’aliquota salata per i più ricchi resterebbe in ogni caso nettamente inferiore a quelle applicate negli altri Paesi europei simili all’Italia.

Oltre ad aumentare le risorse fiscali in entrata, le tasse di successione così concepite rispetterebbero l’effettiva progressività delle imposte.

Stando ai calcoli, infatti, in media le eredità e le donazioni riportate dalle famiglie più ricche sono quasi 50 volte superiori di quelle riportate dalle famiglie più povere.

Secondo l’Ocse, la progressività delle tasse di successione possono rappresentare uno strumento più efficace per aumentare le entrate dello Stato. Senza ricorrere a patrimoniali impopolari e dannose perché colpiscono tutti in maniera iniqua.

Italia paradiso fiscale per tasse di successione

L’Italia, come noto, è considerata un paradiso fiscale per le tasse di successione. Lo Stato incassa ogni anno meno di un miliardo di euro. Per converso, si pagano imposte elevate sul lavoro, sui capitali, sulle rendite finanziarie, su accise e altro ancora. Ma per quanto riguarda le tasse di successione, la percentuale è molto bassa rispetto alla media OCSE.

In Francia, ad esempio, lo Stato raccoglie oltre 14 miliardi di euro ogni anno, mentre in Germania 7. L’Italia si colloca così allo 0,11% di pressione fiscale per tasse di successione, abbondantemente sotto lo 0,53% della media OCSE.

Quanto si paga

Secondo la legge in vigore, in Italia le tasse di successione si pagano a seconda del grado di parentela. L’imposta è applicata in linea retta nella misura del 4%, ma con una franchigia di 1 milione di euro (1,5 milioni in caso di beneficiari invalidi).

Tra fratelli, l’imposta sale al 6% con franchigia di 100.000 euro e al 8% nei restanti gradi di parentela senza franchigia. Titoli di Stato e polizze sulla vita sono in ogni caso esenti da imposte di successione. Si tratta di imposte molto basse rispetto altri principali Paesi europei.

Mario Draghi blocca la proposta di Letta sulla tassa di successione

Tuttavia la risposta del presidente del Consiglio Mario Draghi non ha esitato ad arrivare spegnendo ogni clamore. Durante la conferenza stampa di presentazione del DL Sostegni bis Draghi ha affermato: “Non ne abbiamo mai parlato, non l’abbiamo mai guardata ma non è il momento di prendere i soldi ai cittadini ma di darli”, riferisce l’Ansa.