L’Italia è considerata paradiso fiscale per le tasse di successione. Lo Stato incassa ogni anno meno di un miliardo di euro, eppure abbiamo una pressione fiscale complessiva molto elevata derivante da iniquità fiscale generale.

Si pagano ad esempio imposte elevate sul lavoro, sui capitali, sulle rendite finanziarie, su accise e altro ancora. Ma per quanto riguarda le imposte di successione, la percentuale è molto bassa rispetto alla media OCSE.

Italia paradiso fiscale per tasse di successione

In Francia, ad esempio, lo Stato raccoglie oltre 14 miliardi di euro ogni anno, mentre in Germania 7.

Vero anche che in questi Paesi si pagano meno tasse sul reddito da lavoro rispetto all’Italia. Comunque sia, l’Italia si colloca allo 0,11% di pressione fiscale per tasse di successione, abbondantemente sotto lo 0,53% della media OCSE.

Secondo il report “Tasse di successione nei paesi Ocse”, che fornisce una valutazione comparativa della tassazione di eredità e donazioni in 37 Paesi membri dell’Ocse, l’Italia è, insieme agli USA, un paradiso fiscale. Esenzioni fiscali generose e altre forme di sgravio su lasciti, eredità e donazioni limitano fortemente la raccolta.

Oltre a limitare le risorse in entrata – dice il report – degli sgravi fiscali beneficiano in particolare le famiglie più ricche, riducendo così l’effettiva progressività delle imposte. In media, le eredità e le donazioni riportate dalle famiglie più ricche (20% superiore) sono quasi 50 volte superiori di quelle riportate dalle famiglie più povere (20% inferiore).

Tasse di successione, quanto si paga

Anche secondo uno studio condotto dall’Università Cattolica di Milano, il fisco italiano incassa mediamente ogni anno 820 milioni di euro dalle tasse per successioni e donazioni. Ma come si arriva a questo risultato?

Secondo la legge in vigore, in Italia le tasse di successione si pagano a seconda del grado di parentela. L’imposta è applicata in linea retta nella misura del 4%, ma con una franchigia di 1 milione di euro (1,5 milioni in caso di beneficiari invalidi).

Tra fratelli, l’imposta sale al 6% con franchigia di 100.000 euro e al 8% nei restanti gradi di parentela senza franchigia. Titoli di Stato e polizze sulla vita sono in ogni caso esenti da imposte di successione.

Si tratta di imposte molto basse rispetto altri principali Paesi europei. Per aggiustare il tiro – osservano gli esperti – basterebbe abbassare l’importo della franchigia, portandola da 1 milione a 500.000 euro. Cifra che permetterebbe allo Stato di raddoppiare gli incassi subito.

Vantaggi e svantaggi

Secondo l’OCSE, le tasse di successione possono rappresentare uno strumento più efficace per aumentare le entrate dello Stato. Senza ricorrere a patrimoniali impopolari e dannose perché colpiscono tutti in maniera iniqua.

Tuttavia, aumentare le tasse di successione in Italia se, da un lato porterebbe maggiori entrate erariali, dall’altro rischia di deprimere ulteriormente il mercato immobiliare. Nel nostro Paese, infatti, la maggior parte dei beni devoluti in successione sono immobili, proprio per via dell’alto tasso di possedimento della casa che non ha eguali in Europa.

Beni sui quali già grava la patrimoniale ricorrente dell’Imu. Imposta che pesa enormemente sull’andamento dei prezzi delle case e sul mercato immobiliare in fase di ristagno da più di 15 anni. Cosa ben diversa in Francia e Germania, ad esempio, dove le imposte sugli immobili non sono così elevate come in Italia.