Chi vuole aprire una partita IVA 2017 si trova a scegliere tra diversi regimi fiscali: quale conviene per pagare meno tasse (ovviamente nel caso in cui ci siano i requisiti per aprirne potenzialmente più di uno e quindi sussista l’imbarazzo della scelta).

Partiamo da una premessa forse per molti scontata: quello che caratterizza maggiormente la partita IVA nel regime forfettario è che la tassazione si ferma al 15%. Questo garantisce un risparmio sulle tasse anche se non possono essere dedotte le spese per l’esercizio della propria attività, incluse quelle telefoniche e quelle per l’automobile.

Una differenza non trascurabile rispetto alla quota variabile della partita IVA ordinaria che va dal 23% in su a seconda dell’attività (e dei redditi corrispondenti).

Più nello specifico la tassazione è del:

  • 23% per i redditi fino a 15 mila euro;
  • 27% per redditi compresi tra i 15.001 euro e i 28 mila;
  • 38% per redditi compresi tra i 28.001 e i 55 mila euro;
  • 41% per la fascia di reddito che va da 55.001 e i 75 mila euro;
  • 43% per redditi superiori ai 75 mila euro.

Con il passaggio dal regime dei minimi a quello forfettario è venuto meno il requisito anagrafico (35 anni). Il bivio della scelta tra partita IVA forfettaria e ordinaria si presenta quindi per chi rientra nella fascia di reddito per la prima. In linea di massima il regime agevolato è sempre il più conveniente a livello fiscale, a meno che non si esercita un tipo di attività ad entrate contenute ma che richieda di portare in detrazione molte spese strumentali (caso concretamente molto inverosimile).