Tra bonus negati e domande in sospeso che non si sarà se saranno accolte o respinte. In questa incertezza vivono molti contribuenti italiani. Questa situazione aumenta la sfiducia sul sistema fiscale e crea malcontento. Sta succedendo per il bonus 110%, accolto con entusiasmo e ora pervaso da scetticismo. Ma è stato così anche con il bonus 600 euro per l’emergenza Covid e per gli aiuti regionali alle partite IVA che hanno subito perdite per la pandemia. Riceviamo tantissime testimonianze di lettori sfiduciati.

Bonus come gatti in scatola: il paradosso fiscale genera sfiducia

Per spiegare la situazione sopra citata prendo in prestito il famoso paradosso del gatto di Schroedinger. Sebbene quest’ultimo nasce per dimostrare i limiti della fisica quantistica, può aiutarci anche a capire il paradosso del bonus negato (o a rischio) di cui è vittima il sistema fiscale italiano. Senza entrare troppo in tecnicismi, cerchiamo di capire che cosa prevede il paradosso del gatto di Schroedinger. Il premio Nobel austriaco ha immaginato un gatto chiuso in una scatola, con una pistola che poteva (o no) essere attivata dalle radiazioni di un atomo di uranio all’interno del contenitore. All’osservatore esterno non è dato sapere quando l’atomo emetterà radioattività attivando la pistola e uccidendo l’animale. Il destino del gatto appare interpretabile solo tramite leggi probabilistiche. Nel momento in cui l’osservatore fissa la scatola, il gatto all’interno potrebbe essere vivo o morto. Di fatto è come se due realtà, inconciliabili, coesistessero fino a che una delle due non si manifesti.

Perché questo paradosso può far pensare a quello che accade in ambito fiscale con il sistema dei bonus? (Non me ne vogliano gli esperti di fisica per aver sintetizzato un concetto molto profondo o per alcune imprecisioni tecniche). Perché nel momento in cui si fa domanda (o ancor prima si fa un acquisto o un progetto che, si spera, potrebbe essere agevolato) si entra nell’incertezza.

Anche chi ha i requisiti non sa se la richiesta verrà accolta. L’assegnazione dei bonus acquisisce un aspetto aleatorio che il sistema fiscale non dovrebbe avere.

Il Bonus 110 è un miraggio? I requisisti e le regole spaventano e scoraggiano

All’annuncio il bonus 110 aveva suscitato grande clamore. E sembrava proprio che potesse, come da intenzione del legislatore, risvegliare l’interesse immobiliare sulle case in costruzione e sui beni legati all’efficienza energetica (caldaia, serramenti etc). Lo hanno fortemente sperato gli operatori del settore: per molti è stata una sorta di luce in fondo ad un tunnel, una speranza di vedere aumentare gli acquisti dopo il lockdown. Ma, a distanza di due quasi tre mesi dall’avvio del bonus 110, l’interesse sembra scemato. I proprietari di casa sono scettici: troppo le regole, i paletti e le lacune legislative. Il riconoscimento del 110 sembra affidato alla fortuna e questa cosa spaventa chi non ha liquidità e accetterebbe di fare i lavori solo se realmente a costo zero. Basti pensare che, solamente nell’ultimo mese, l’Osservatorio Findomestic ha registrato un calo nelle stime di acquisto dei serramenti pari al 22,6%, del 6,1% sugli impianti fotovoltaici, del 7,6% sulle calaie e addirittura del 30,4% sugli impianti solari termici.

Bonus bici: da novembre i rimborsi (ma con molti dubbi)

Sicuramente emblematico il caso del bonus bici. Gli annunci e i rinvii ormai non si contano più. Chi ha acquistato bici o monopattino lo ha fatto, in molti casi, mettendo in conto che, nonostante le promesse, potrebbe non avere il rimborso spettante e sperato (il 60% della spesa fino ad un massimo di 500 euro). Perché le regole sono cambiate di continuo, così come, ad esempio, i documenti da conservare. Secondo gli ultimi aggiornamenti i rimborsi partiranno dal 4 novembre e avranno effetto retroattivo.

Nel frattempo sta cambiando l’approccio verso questi mezzi eco-sostenibili, considerati pericolosi dato il numero di incidenti che hanno provocato (anche per mancanza di una puntuale regolamentazione del Codice della Strada).

Bonus Covid, dalla sanificazione alle partite IVA: troppe domande respinte

E poi c’è tutto il capitolo dei bonus strettamente legati all’emergenza Covid. Ha fatto tanto scandalo di recente il riconoscimento ad alcuni parlamentari del bonus 600 euro. Eppure forse, a ben vedere, il “vero scandalo” è un altro e riguarda le persone comuni. Il bonus 600 euro nasce per andare incontro, in una situazione di emergenza, ai lavoratori esclusi da altri ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione. Già dalla scelta terminologica del bonus 600 euro si evince una vaghezza legislativa. E’ accaduto allora che a “fare legge”, ma non sempre in modo chiaro e uniforme, siano state le istituzioni che avrebbero dovuto applicare la normativa. Messaggi, circolari e FAQ etc sono state in molti casi l’unico riferimento “ufficiale” per molte categorie di lavoratori che non sapevano se considerarsi incluse o no. Costantino Ferrara, vicepresidente di sezione della Commissione Tributaria di Frosinone, in un articolo su Il Sole24 Ore ha approfondito, da questa prospettiva, l’esclusione dal bonus 600 euro degli amministratori “non soci” iscritti alla Gestione Separata, per mera (e discutibile) interpretazione dell’Inps.

Spesso non è andata meglio con gli aiuti regionali. In Abruzzo, solo per fare un esempio, non sono state neppure esaminate tutte le domande per esaurimento dei fondi.

Non sono mancati dubbi sull’interpretazione e la portata del bonus sanificazione: anche questa volta sono state le Entrate, con risposta all’interpello n.363 del 16 settembre, ad esempio, ad escludere le spese di consulenza tra quelle che danno diritto al bonus sanificazione locali.