Nascondere soldi in Svizzera o a San Marino non funziona più. Oggi molti Paesi che in passato erano considerati “paradisi fiscali”, non garantiscono più l’anonimato. In nessun caso. Gli accordi bilaterali stipulati fra i Paesi Ue con i cosi detti paesi off-shore per uscire dalla black list hanno comprato l’apertura dei forzieri dei residenti italiani alle autorità fiscali.

Il meccanismo di controllo scatta con lo scambio automatico delle informazioni fiscali fra le autorità italiane e straniere. Per cui portare soldi in Svizzera pensando di nasconderli al fisco italiano equivale, non solo a comunicarlo all’Agenzia delle Entrate, ma anche a sottoporsi ad accertamenti mirati che possono comportare pensanti sanzioni per evasione, oltre che a verifiche da parte della Guardia di Finanza in tema di riciclaggio di denaro.

Scoperti 500 contribuenti con conti oltre confine non dichiarati

È quello che è capitato a oltre 500 italiani che la Guardia di Finanza ha scovato mentre nascondevano ingenti risorse offshore non dichiarate. La cifra di questo bottino, che rientra nell’azione di lotta all’evasione dichiarata dal governo, farà sorridere le casse dello Stato perché si tratta di una somma ingente: mezzo miliardo di euro. Ammonta infatti per la precisione a oltre 490 milioni l’importo complessivo dei capitali che le Fiamme Gialle hanno scoperto fuori dai confini italici. Più in dettaglio, da gennaio a dicembre 2018 sono state rinvenute consistenze estere per oltre 329 milioni di euro, riferite a 440 persone fisiche, per un’imposta evasa complessiva di circa 80 milioni. Nei primi cinque mesi del 2019 la retata ha pizzicato invece 99 soggetti per 161 milioni nascosti all’Erario e imposte sottratte allo Stato per 47 milioni.

La riforma sui trust, controlli più stringenti

I denari nascosti in paradisi offshore da cittadini italiani sono stati infatti stimati dalla Commissione Ue in 142 miliardi di euro, tutta ricchezza di persone fisiche e società nascosta e allocata appunto all’estero.

I riflettori dell’esecutivo sono puntati in particolar modo sui trust realizzati fuori dall’Italia in territori a fiscalità privilegiata, che saranno tassati se il beneficiario non sarà chiaramente identificabile. È questo il senso di una norma che l’esecutivo ha inserito nel decreto fiscale, ora all’esame della Camera, che vuole rendere ancor più stringente questa battaglia di civiltà: battaglia grazie alla quale Conte intende recuperare parte dei 3,4 miliardi inseriti nella manovra alla voce «recupero dell’evasione fiscale». La stima di quanto il governo punta a incassare dal provvedimento sui trust ancora non c’è, ma, secondo gli addetti ai lavori, una misura di questo tipo potrebbe comunque avere come effetto una spinta alla regolarizzazioni, aprendo anche la strada a una nuova tornata di voluntary disclosure per riportare i capitali dall’estero in patria.

Italia quarto Paese Ue evasore offshore

E l’Italia ha molto terreno da recuperare, essendo il quarto Paese dell’Ue per evasione offshore dopo Germania, Francia e Gran Bretagna, seguita da vicino dalla Spagna a quota 102 miliardi, mentre la distanza dalla prima in classifica è siderale. La Germania vanta infatti il non felice primato di oltre 330 miliardi nascosti nei paradisi fiscali. Francesi e britannici a loro volta hanno nascosto rispettivamente 277 e 218 miliardi. Il mezzo miliardo recuperato dalle Fiamme Gialle fa ben sperare dunque anche come monito a coloro che stanno pensando di far rientrare dei capitali nascosti: devono sbrigarsi. Il paradiso può finire da un momento all’altro.