Per andare in pensione con Opzione Donna le lavoratrici devono rispettare due requisiti fondamentali. L’età anagrafica (58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome) e un minimo di contributi pari a 35 anni.

Questi ultimi però devono essere pieni e validi per la misura, non solo per il diritto. Sono quindi esclusi dal conteggio i periodi di disoccupazione e malattia. Quelli di maternità, invece, valgono per il diritto ma non per la misura se anteriori al 1996. Un problema di non poco conto che restringe la platea delle lavoratrici beneficiarie.

I contributi per andare in pensione con Opzione Donna

Attenzione quindi ai contributi. Posto che il sistema di calcolo per accedere alla pensione anticipata con Opzione Donna è interamente contributivo, bisogna verificare attentamente gli anni di contributi validi.

La legge spiega che sono valide solo quelle settimane coperte da contribuzione per la “misura”, cioè quelle per le quali vi è stato un reale accredito dei contributi a favore del lavoratore. Ne deriva che la contribuzione figurativa per i periodi di disoccupazione e malattia sono esclusi. Quelli di maternità valgono invece come diritto, ma non incidono sulla misura se accreditati prima del 1996.

Mentre sono validi i periodi coperti dai versamenti volontari e riscatto laurea che, in concreto, presuppongono dei versamenti da parte dell’assicurata. Si pensi ad esempio ad una lavoratrice che nell’arco della vita lavorativa si è assentata complessivamente per 20 settimane a causa di malattia e 100 settimane per accudire i figli minori (congedo parentale).

In questo caso se la lavoratrice raggiunge i 35 anni esatti di contribuzione al lordo di contributi figurativi di malattia e disoccupazione non avrà diritto ad andare in pensione con Opzione Donna. Lo avrà, invece, qualora si tratti di periodo di astensione obbligatoria per maternità. Ma non per la misura. E’ quindi bene sempre accertarsi del calcolo della pensione spettante prima di presentare domanda all’Inps.

I contributi validi per la pensione col sistema contributivo

La condizione di cui sopra si ricollega con il meccanismo di liquidazione della pensione per Opzione Donna. E’ prevista, infatti, la liquidazione esclusivamente col sistema di calcolo contributivo per cui valgono solo i contributi versati dopo il 1995.

Qualora la lavoratrice non potesse farne valere a sufficienza per il raggiungimento il requisito minimo dei 35 anni, deve chiedere all’Inps la migrazione delle settimane accreditate prima del 1996 verso il sistema contributivo. Questo perché la legge prevede che i contributi versati prima del 1996 siano validi per il sistema di calcolo retributivo e quindi non valgono per ottenere la pensione prevista con Opzione Donna.

Ne consegue una penalizzazione della pensione perché il sistema di calcolo retributivo è notoriamente più favorevole rispetto a quello contributivo. Ragione per la quale molte lavoratrici preferiscono aspettare ad andare in pensione anticipata con Opzione Donna.