I medici andranno in pensione a 68 anni, né più né meno. Come è sempre avvenuto finora. Non è stato infatti ammesso l’emendamento alla Manovra finanziaria che avrebbe innalzato su base volontaria l’età della pensione dei medici dipendenti o convenzionati con il SSN.

La proposta era stata presentata da Fratelli d’Italia al Parlamento per la Legge di bilancio 2023 al fine di evitare il determinarsi di ulteriori carenze nelle dotazioni organiche. Un problema cronico che andrebbe soprattutto risolto alla base con l’eliminazione del numero chiuso alla facoltà di medicina nelle università italiane.

Medici, la pensione resta a 68 anni

Il limite di età della pensione di vecchiaia per i medici resta quindi a 68 anni. L’innalzamento di 4 anni dell’età pensionabile, benché su base volontaria, non risolverebbe il problema della carenza di organico. Secondo Pierino Di Silverio Segretario Nazionale Anaao Assomed, la soluzione di questo problema richiede misure che il Governo conosce ma non vuole applicare.

Viviamo una crisi professionale senza precedenti – prosegue – abbiamo già l’età media di medici dipendenti più alta in Europa, con il 56% che ha più di 55 anni. Non è accettabile che l’unica risposta del Governo e del Parlamento sia un rattoppo”.

Oltretutto, allungare l’età pensionabile dei medici produrrebbe il congelamento delle carriere e delle assunzioni con un danno consistente. Non solo per la sanità, ma anche per la popolazione in generale che invecchia e ha sempre più bisogno di cure.

È evidente – prosegue Di Silverio – che nei prossimi anni senza una adeguata politica di assunzioni l’Italia rischia un’importante carenza di medici. Insomma servono assunzioni e incentivi veri per i giovani non provvedimenti estetici per rinvigorire i non più giovani”.

Senza medici per colpa delle Università

Se mancano medici in Italia è anche colpa delle Università che applicano rigorosamente il meccanismo del numero chiuso. Un sistema che, da un lato tende a difendere una “casta”, ma dall’altro penalizza e impoverisce il servizio sanitario nazionale.

Per via di questa strozzatura, poi, molti studenti finiscono per andare a studiare all’estero dove ci rimangono anche a lavorare. Salvo poi indignarsi per la fuga dei cervelli dall’Italia e fare di tutto per riportarli in patria con incentivi fiscali.

Di fatto, poi, data l’età avanzata dei medici italiani, i pensionamenti del personale medico stanno aumentando rapidamente rispetto al passato. Di contro mancano i rimpiazzi. Per 5 medici che vanno in pensione ci sono mediamente 3 nuove assunzioni con differenza da una regione all’altra. Numeri aggravati anche dalla riduzione di ospedali, pronto soccorso e posti letto.

Quindi – dicono gli esperti – piantiamola coi test universitari in ingresso che non servono a nulla se non a creare disagio e carenza di personale. Chi ottiene un diploma al liceo scientifico con buon punteggio dovrebbe poter accedere di diritto alla facoltà. Al limite la selezione la si può fare per chi si iscrive a medicina provenendo da studi superiori classici, letterari o umanistici.

Quando vanno in pensione i medici

La pensione dei medici di base segue più o meno le stesse regole delle pensioni ordinarie riservate alla generalità dei lavoratori. L’età ordinaria per lasciare il lavoro è di 68 anni (pensione di vecchiaia), un anno dopo rispetto alla generalità dei lavoratori, così come previsto dalla riforma Fornero.

Altro requisito da possedere per andare in pensione a 68 anni è aver versato almeno 5 anni di contributi in costanza di rapporto di lavoro. Diversamente, se un medico ha cessato l’attività prima, deve possedere almeno 15 anni di versamenti.

E’ tuttavia possibile rinviare la pensione di due anni, cioè fino al compimento dei 70 anni, ma solo se si prosegue il versamento dei contributi in misura fissa (oltre 1.500 euro all’anno), peraltro deducibili in dichiarazione dei redditi.

L’uscita anticipata dal lavoro

Anche per i medici iscritti all’EMPAM esiste la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo, ma con penalizzazione. A tal proposito esistono due opzioni:

  • pensione anticipata a 65 anni con almeno 20 anni di contributi versati, ma interamente calcolata con il sistema contributivo:
  • pensione anticipata a 62 anni con almeno 35 anni di contributi versati o con 42 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica.

L’importo della rendita è calcolato con il sistema chiamato “contributivo indiretto a valorizzazione immediata ENPAM” molto simile al metodo retributivo. La formula è complicata, ma qui basta sapere che la pensione è data dalla moltiplicazione tra gli anni di versamento e il coefficiente di rendimento (oggi al 1,25%).

Ad esempio: 40 anni di versamenti daranno 50. La pensione annua sarà il 50% del reddito medio dell’iscritto. Tale percentuale rappresenta il tasso di sostituzione della retribuzione media del medico. A titolo di esempio, a fronte di un reddito di 100.000 euro spetta una pensione annua di 50.000 euro.