I contributi che si versano all’Inps per la pensione sono calcolati in base al reddito percepito dal lavoratore. Più è alta la retribuzione e maggiore è il carico contributivo. Nel caso di lavoratori dipendenti, la quota maggiore è a carico del datore di lavoro (23,9%) e circa il 9,1% resta a carico del lavoratore. Per gli autonomi è tutto a carico del lavoratore.

In ogni caso è previsto per tutte le categorie di lavoratori un minimo e un massimo da versare all’Inps per l’assicurazione contro invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS).

Così, ad esempio per i lavoratori subordinati, il minimale giornaliero di retribuzione imponibile per il 2023 è pari a 53,95 euro. Lo stesso dicasi per gli autonomi e i lavoratori agricoli.

Quanti contributi versare, il massimale contributivo

Ma esiste anche un massimale, cioè un tetto oltre al quale non si possono versare contributi. Anche se la retribuzione è molto alta. Il che non significa che non si possa avere una retribuzione più alta, ma semplicemente che oltre una certa soglia la stessa non è assoggettata a imposizione contributiva.

Non è da sempre esistito il massimale contributivo. E’ stato introdotto a partire dal 1996 dopo la riforma Dini (art. 2, comma 18 legge 335/1995) e riguarda tutte le categorie di lavoratori che ricadono nel sistema contributivo. Per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 non si applica, a meno che non abbiano esercitato l’opzione per il sistema contributivo.

La riforma di quel periodo ha voluto erigere un tetto al versamento dei contributi per evitare poi che l’Inps debba pagare prestazioni troppo onerose in futuro. Un cambiamento che oggi appare alquanto strano, ma a quel tempo era importante visto che le retribuzioni erano più elevate soprattutto per i dirigenti d’azienda e dello Stato.

Quanti contributi si possono versare

Ma a quanto ammonta il massimale contributivo? Non si tratta di una misura fissa, ma variabile nel tempo.

Essa è rivalutata annualmente sulla base dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (variazione Istat). Per l’anno 2023 il massimale contributivo è pari a 113.520 euro.

Il calcolo prescinde dal numero dei rapporti di lavoro svolti durante l’anno. Così un dirigente d’azienda potrebbe non raggiungere con un singolo contratto tale soglia, ma se ne ha più di uno e la somma deborda da tale limite, allora si considera il massimale per il versamento dei contributi. Sia come dipendente che come lavoratore autonomo.

Nello specifico, detto massimale si applica alla generalità dei lavoratori iscritti presso le forme di previdenza pubblica obbligatoria (AGO, Gestioni Speciali dei Lavori autonomi, Gestione Separata, Fondi esclusivi, sostitutivi ed esonerativi dell’AGO). Per quanto riguarda le altre forme di assicurazione, quelle delle casse private professionali, resta in vigore una certa autonomia.

Artigiani e commercianti

Per quanto riguarda i contributi di artigiani e commercianti, il massimale contributivo scaturisce in riferimento alla retribuzione massima. Anche questa è rivalutata di anno in anno in base ai dati sull’inflazione calcolati dall’Istat. Per il 2023 reddito annuo entro il quale sono dovuti i contributi IVS è pari a 86.983 euro. Per gli artigiani l’aliquota è pari al 24%, mentre per i commercianti è del 24,48%.

I versamenti sono effettuati quattro volte all’anno mediante modello F24, il 16 maggio, 21 agosto, 16 novembre, febbraio 2024.

Riassumendo…

  • Oltre una certo livello di reddito non si possono versare contributi obbligatori.
  • La percentuale assoggettabile a versamento di contributi varia per lavoratori subordinati e autonomi.
  • Il massimale contributivo non è applicabile per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996.
  • Il tetto massimo varia di anno in anno, non è una misura fissa.