Oggi il telelavoro non è più un settore di nicchia: il lavoro da casa per alcuni è un’esigenza ma per molti è diventato una scelta e non è più ad appannaggio di ritenute d’acconto o partita IVA. Come risolvere il problema della privacy in caso di busta paga online se si lavora da casa come dipendenti di un’azienda? La questione, come si può intuire, è piuttosto attuale.

Per affrontarla peraltro possiamo rifarci ad alcune soluzioni adottate dalle PA dopo che il Garante della Privacy ha imposto ad alcune figure professionali, per un obiettivo di trasparenza, di pubblicare online i compensi.

In questo caso infatti è stato richiesto solo l’importo finale, tutelando invece la privacy dei documenti contabili.

Del resto anche nella sua forma cartacea, il momento di consegna della busta paga è considerato cruciale in termini di privacy e riservatezza. In quest’ottica, sin dal 1998, il Garante ha tutelato ad esempio la distanza di sicurezza nelle file alle consegna della busta paga e ha richiesto che fossero consegnate chiuse o spillate per non essere leggibili ad occhi indiscreti.

Con il provvedimento n. 438 del 27 ottobre 2016, il Garante ha dato la propria approvazione alla sperimentazione di un progetto del Consorzio per il Sistema Informativo Piemonte, di autenticazione per la consegna dei cedolini online ai dipendenti basato sul riconoscimento vocale e facciale che ha rimpiazzato il precedente sistema in uso basato su user-id e password. In questo modo anche la busta paga online non compromette la sicurezza dei dati sensibili.

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