Il pagamento dello stipendio potrà essere effettuato solo con versamento in banca o alle poste. E’ questa una delle più importanti novità introdotte dal disegno di legge recante “disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori” congiuntamente alla previsione per cui la firma della busta paga non costituirà più prova dell’avvenuto pagamento.

La legge ha l’obiettivo ambizioso di cercare di mettere fine alla piaga dei finti stipendi e delle finte buste paga: troppi ancora oggi i lavoratori costretti, dietro minaccia di licenziamento o dimissioni in bianco.

Ad accettare “una retribuzione inferiore ai minimi fissati dalla contrattazione collettiva, pur facendo firmare al lavoratore, molto spesso, una busta paga dalla quale risulta una retribuzione regolare“. La corresponsione di una retribuzione inferiore non solo comporta un vantaggio fiscale illecito per il datore di lavoro ma viola gli articoli 1, 35 e, soprattutto, 36 della Costituzione.

Accredito stipendio 2017: modalità ammesse

Posto che lo stipendio dovrà essere, secondo quanto disposto dal testo di legge in analisi, versato su conto bancario o postale, il lavoratore può scegliere tra accredito diretto sul conto corrente, emissione di un assegno o pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale.

Per controllare che tutti i datori si adeguino, è richiesta comunicazione, al momento dell’assunzione, dei dati per il bonifico o il pagamento e quindi gli estremi dell’istituto bancario o dell’ufficio postale che provvederà al pagamento delle retribuzioni. Per evitare di accollare sui datori di lavoro un nuovo modulo da compilare, la comunicazione in dettaglio sarà inserita nello stesso modulo inviato periodicamente al centro per l’impiego per i neo assunti.

L’ordine di pagamento può essere annullato solo trasmettendo alla banca o alle poste competenti documentazioni che comprovi il licenziamento, le dimissioni o l’interruzione del contratto. E’ possibile mentre il contratto è in essere cambiare banca ma questo non può comportare ritardi nel pagamento dello stipendio.

Restano esclusi da queste regole per il pagamento stipendio i datori di lavoro che non sono titolari di partita Iva ma anche i rapporti di lavoro domestico e familiare.

In tutti gli altri casi il mancato rispetto degli obblighi sul pagamento stipendio comporta una sanzione pecuniaria da 5 mila a 50 mila euro