Lavori di ristrutturazione a casa: quali differenze ci sono tra sconto in fattura e cessione del credito? Molti vogliono vederci chiaro prima di iniziare gli interventi. Ci scrive Ignazio da Ancona:

Nel condominio in cui vivo e sono proprietario di un appartamento, si sta discutendo di lavori di ristrutturazione che dovrebbero usufruire del 110. Parlo al condizionale perché, da come mi sembra di capire, i nodi da sciogliere restano molti e personalmente non conosco nessuno con cantiere per il 110 avviato. Molti dei proprietari hanno obiettato di non avere liquidità ma l’amministratore di condominio ci ha presentato la possibilità di procedere con sconto in fattura o cessione del credito.

Ma onestamente non capisco la differenza tra le due strade e se una può essere più conveniente dell’altra. Lui mi sembra usare i due termini indistintamente come fossero equivalenti. Spero che voi della redazione Fisco di InvestireOggi possiate fornirmi chiarimenti in merito.

Il chiarimento non interessa solo le pratiche per il 110, posto che il Decreto Rilancio ha esteso lo sconto in fattura o la cessione del credito anche alla detrazione del 50% per ristrutturazione o ecobonus e al Sismabonus all’85%. Restano fuori bonus verde e bonus mobili. I due scenari non sono del tutto equivalenti. Inoltre c’è anche una terza possibilità che a volte è l’unica percorribile: il finanziamento.

La detrazione fiscale per recuperare la spesa nella dichiarazione dei redditi

Il meccanismo della detrazione fiscale richiede al committente di corrispondere la spesa iniziale, salvo poi recuperarla negli anni in sede di dichiarazione dei redditi.

Già da questa breve definizione emergono due requisiti fondamentali per accedere alla detrazione fiscale dei bonus:

  1. disponibilità di liquidità da anticipare per i lavori;
  2. capienza fiscale per recuperare l’importo nel 730.

Sconto in fattura e cessione del credito, invece, come visto in altre occasioni, permettono di accedere ai lavori in casa anche quando non si hanno soldi da anticipare o non si avrebbe sufficiente capienza fiscale (ricordiamo che la detrazione che si perde un anno non può essere recuperata, ad esempio, in quello successivo).

Sconto in fattura e cessione del credito: come iniziare i lavori senza anticipare soldi

Partiamo dalla definizione di sconto in fattura e di cessione del credito che ci fornisce l’articolo 121, comma 1 del Decreto Rilancio:

 

“per un contributo, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto fino a un importo massimo pari al corrispettivo dovuto, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi e da quest’ultimo recuperato sotto forma di credito d’imposta, con facoltà di successiva cessione del credito ad altri soggetti, ivi inclusi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari”;

 

“per la trasformazione del corrispondente importo in credito d’imposta, con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, ivi inclusi istituti di credito e altri intermediari finanziari.”

La differenza sostanziale emerge in modo palese: lo sconto in fattura viene concesso al contribuente direttamente dall’impresa. La cessione del credito va chiesta a banche, assicurazioni, fornitori o altri terzi intermediari che intervengono nella pratica anticipando la spesa per il committente o in conto dell’impresa.

Lo sconto in fattura non deve essere necessariamente totale ma può anche riguardare una quota del costo lavori. Nel caso in cui più soggetti affrontino le spese per interventi sullo stesso immobile, ciascuno potrà liberamente decidere se optare direttamente per la detrazione o esercitare una delle due opzioni sopra previste, indipendentemente dalla decisione degli altri.

Come si ottiene la cessione del credito

Se la ditta a sua volta non ha capienza fiscale per accettare lo sconto in fattura ci sono due possibilità: il committente può rivolgersi ad una banca o intermediario oppure la ditta stessa può appoggiarsi a cooperative e/o banche cedendo il credito acquistato.

Ovviamente le banche, o chiunque conceda la cessione del credito, avrà un ritorno economico. Quali sono i costi della cessione del credito?

Prendiamo ad esempio la cessione del credito del 110, che è il caso più comune. Prima di tutto la banca guadagnerà il 10% in più che viene riconosciuto dalla normativa rispetto alla spesa dei lavori. La percentuale non è fissa o imposta per legge quindi può oscillare leggermente sopra o sotto l’asticella dei 100 euro su 110. Per questo motivo, trattandosi tendenzialmente di grosse cifre, è sempre consigliabile confrontare le offerte delle diverse banche per la cessione del credito o anche quelle di Poste, assicurazioni o altri intermediari prima di decidere.

Hai scelto? Il passo successivo prevede la comunicazione all’Agenzia delle Entrate dei dati del cessionario, l’importo ceduto e l’accettazione della cessione. A differenza di quanto avviene con lo sconto in fattura, l’accettazione della cessione del credito non può essere parziale ed è irreversibile.

In linea di massima lo sconto in fattura ha una procedura più rapida e snella sotto il profilo burocratico. Va in ogni caso inviata comunicazione alle Entrate. Il fornitore recupererà lo sconto sotto forma di credito d’imposta da utilizzare in compensazione mediante modello F24, distribuito in cinque quote annuali.

I costi della cessione del credito: è davvero tutto gratis?

Di prassi le banche erogano l’importo all’impresa o agli intermediari per stati di avanzamento lavori e a fine cantiere (30% più 60%). Ecco perché tendenzialmente per cooperative o intermediari più grandi risulta più facile accettare la cessione del credito come modalità di pagamento. L’alternativa, se è il committente a dover anticipare il 30%, è chiedere un finanziamento. Ma, in questo caso, bisogna anche considerare i costi di gestione della pratica bancaria (apertura, interessi etc).

 

Se hai domande o dubbi, contattami: [email protected]
“Visto il sempre crescente numero di persone che ci scrivono vi chiediamo di avere pazienza per la risposta, risponderemo a tutti.
Non si forniscono risposte in privato.”