La pensione per le mamme arriva prima? Sei mesi per ogni figlio, fino a un massimo di due anni. È lo sconto che potrebbero avere le mamme lavoratrici che intendono andare in pensione prima, accedendo all’Ape Sociale.

Rispondiamo ad un quesito pervenuto alla Redazione di Investire Oggi:

“E’ vero che se ho dei figli posso avere uno sconto sui requisiti per la pensione e smettere di lavorare prima?”.

La proposta è stata avanzata nell’incontro con i sindacati, che si preparano a riaprire il cantiere sulla riforma delle pensioni.

Potrebbe spuntare la cosiddetta “Quota mamma”, ovvero il riconoscimento di 12 mesi per figlio per anticipare l’età della pensione.

Pensione per le mamme: Ape Sociale

L’Ape Sociale rappresenta la possibilità di andare in pensione anticipata per le mamme che svolgono un lavoro gravoso come infermiere e OSS.

Con Opzione Donna si prevede un vantaggio sull’età pensionabile, perché la misura previdenziale consente di uscire già a 58 o 59 anni di età, rispettivamente per le lavoratrici dipendenti e per quelle autonome.

L’Opzione Donna richiede, tra i requisiti, 35 anni di contributi versati: si tratta di una soglia non facile da raggiungere se le mamme hanno avuto una carriera discontinua.

Le mamme lavoratrici possono beneficiare del c.d. bonus contributivo: si tratta di un incentivo di 4 mesi di sconto di contributi per ogni figlio avuto.

Grazie al bonus contributivo è possibile anticipare fino a 12 mesi l’uscita dal lavoro e si può incrementare il montante contributivo della pensione di vecchiaia.

Questa agevolazione riguarda solamente le mamme che hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996.

Pensione per le mamme: in arrivo “Quota mamma”?

Allo studio dell’Esecutivo Draghi c’è “Quota Mamma” per le pensioni, ossia uno sconto sull’età pensionabile (fino a due anni) per le donne che hanno figli.

Ad esempio, se una mamma lavoratrice ha avuto due figli potrà andare in pensione due anni prima rispetto all’età minima prevista per ricevere l’assegno previdenziale di vecchiaia.

La proposta prevede il riconoscimento di 12 mesi di bonus contributivo per ogni figlio nato.

Si tratta di un incentivo volto a combattere il crollo delle nascite che vede l’Italia al minimo storico.

Visto che si tratta di una pensione contributiva, l’assegno sarebbe calcolato sui versamenti effettuati.