Come si calcola la pensione per chi lavora part time? E’ questa una delle domande che ci si pone spesso quando si accetta un rapporto di lavoro a tempo parziale, sia esso di tipo orizzontale o verticale. Al momento dell’inizio dell’attività ci si fa poco caso, si guarda alla retribuzione e al posto di lavoro, ma alla lunga, quando sarà il momento di andare in pensione, i nodi arrivano al pettine.

La pensione viene infatti calcolata sulla base di quanti contributi sono stati versati durante la carriera lavorativa.

Se un lavoratore, ad esempio, ha sempre lavorato con orario ridotto al 50%, avrà una pensione corrispondente alla metà di quanto gli spetterebbe se avesse lavorato a tempo pieno. E così via anche per i casi di riduzione dell’orario di lavoro con percentuale inferiore o per un periodo meno prolungato.

La pensione col lavoro part time

In Italia il ricorso al lavoro part time è sempre più frequente anche per favorire il ricambio generazionale. Sia nel settore privato che in quello pubblico. Uno strumento che ha permesso ai datori di lavoro di evitare licenziamenti e, al contempo, di mantenere una certa flessibilità lavorativa durante i periodi di crisi economica. Ne va però, oltre che della retribuzione, anche della pensione.

Il contratto di lavoro part time, sia verticale che orizzontale, comporta a tutti gli effetti una copertura piena della maturazione del diritto alla pensione, ma un trattamento pensionistico inferiore rispetto al lavoratore full time.

Per quanto riguarda il diritto alla pensione, l’Inps ha stabilito una contribuzione piena di 52 settimane all’anno solo se il livello retributivo annuale non è inferiore a 10.670 euro (riferito all’anno 2019). Al di sotto di tale soglia, il numero di settimane accreditate ai fini del diritto alla pensione sarà più basso. Pertanto, l’anzianità contributiva ai fini del diritto alla pensione, al di sopra di 10.670 euro di reddito, non cambia per il lavoratore.

Mentre cambia la misura del trattamento pensionistico che sarà rapportata ai reali contributi versati dal datore di lavoro. Questi sono commisurati al livello di retribuzione e calcolati sulla scorta dell’imponibile previdenziale che concorre alla formazione del montante contributivo.

Il riscatto del periodo part time

Detto questo, non tutti sanno che esiste la possibilità di riscattare il periodo part time non lavorato, ma coperto per i periodi contributivi. Per ovviare alla perdita della contribuzione, i periodi di lavoro part-time possono essere riscattati dal 1996 in poi, ai fini della misura del trattamento pensionistico, a condizione che risultino non lavorati e che siano collocati entro il periodo temporale del rapporto di lavoro.

A tal fine, è bene controllare la propria posizione contributiva Inps accedendo al fascicolo previdenziale del cittadino e presentare domanda di riscatto online. Ciò vale di più oggi per chi è nel sistema pensionistico puramente contributivo, cioè chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995. Per costoro il requisito della pensione di vecchiaia a 67 anni potrà essere soddisfatto solo se la pensione sarà non inferiore all’importo dell’assegno sociale, cioè circa 534 euro al mese nel 2024.

Riassumendo…

  • La pensione col lavoro part time è inferiore a quella di chi lavora a tempo pieno.
  • Il diritto alla pensione matura nello stesso modo, sia per i lavoratori part time che full time.
  • La differenza di ore di lavoro fra part time e full time può essere riscattata ai fini pensionistici.