Le donne invalide possono andare in pensione prima. La legge riserva loro la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo nel rispetto di particolari requisiti contributivi e anagrafici. Parliamo di pensione e non di assegno ordinario di invalidità che è ben altra cosa e misura prettamente temporanea.

L’uscita anticipata per queste le lavoratrici è possibile accedendo, sia ad Ape Sociale con 63 anni di età sia con Opzione Donna a partire da 60 anni. Ma anche a 58 anni se le lavoratrici hanno figli poiché da quest’anno la legge riserva loro la possibilità di fruire di uno sconto di 12 mesi per ogni figlio fino a un massimo di 2 anni di età

Invalide in pensione con Ape Sociale

Per accedere ad Ape Sociale è necessario aver compiuto 63 anni di età e avere almeno 30 anni di contributi alle spalle.

Per le donne con figli è previsto uno sconto sull’anzianità contributiva, non sull’età anagrafica. Il bonus è di 12 mesi per ogni figlio fino a un massimo di 24 mesi di contributi. Per cui si può arrivare a 28 anni di contributi come soglia minima necessaria.

La domanda per Ape Sociale deve essere presentata entro il 31 marzo o 15 luglio di ciascun anno. Ma si può fare anche entro il 30 novembre, in via residuale, se vi sono disponibilità finanziarie da parte dell’Inps. La pensione è calcolata col sistema contributivo e retributivo e decorre dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda.

Oltre ai requisiti di cui sopra, all’atto della presentazione della domanda, le donne devono risultare invalide con percentuale non inferiore al 74%. Lo stato di invalidità deve essere stato riconosciuto in via definitiva.

In pensione con Opzione Donna

Per le lavoratrici invalide è possibile sfruttare anche la strada offerta da Opzione Donna. Oltre ai requisiti anagrafici e contributivi, le donne devono risultare, come per Ape Sociale, invalide al 74% in via definitiva.

Solo in questi due casi è possibile perfezionare il requisito per accedere alla pensione anticipata.

Per quanto riguarda gli altri requisiti, la lavoratrice deve dimostrare di possedere almeno 35 anni di contributi e una età anagrafica non inferiore a 60 anni. E’ previsto lo sconto di 12 mesi per ogni figlio fino a un massimo di 24 mesi. Quindi, in presenza di due figli si può andare in pensione con Opzione Donna anche a 58 anni.

La domanda di pensione può essere presentata in qualsiasi momento, purché i requisiti siano soddisfatti entro il 31 dicembre 2023. La pensione è calcolata esclusivamente col sistema contributivo e decorre dopo 12 mesi dalla maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi.

Vantaggi e svantaggi delle due strade

Entrambe le opzioni presentano vantaggi e svantaggi. Dal punto di vista strettamente economico, a parità di contribuzione e di età anagrafica, Opzione Donna è più penalizzante rispetto ad Ape Sociale poiché la pensione è calcolata interamente con il sistema contributivo. Ape Sociale, però, non essendo una vera e propria pensione prevede dei limiti (massimo 1.500 euro al mese per 12 mensilità) come anche il vincolo di non poter realizzare redditi da lavoro.

Tuttavia, se Ape Sociale conviene economicamente, per ottenere l’assegno è necessario aver raggiunto i 63 anni di età. Mentre con Opzione Donna si può uscire anche 5 anni prima in presenza di figli. Cambia il requisito contributivo: 35 anni per Opzione Donna e 30 con Ape Sociale (con possibilità di scendere a 28 con figli).

Insomma, due strade che devono essere attentamente valutate nel loro complesso perché entrambe consentono l’accesso alla pensione anticipata alle invalide, ma allo stesso tempo presentano caratteristiche diverse.

Riassumendo…

  • Le donne invalide possono andare in pensione anticipata con Opzione Donna o Ape Sociale.
  • Per Opzione Donna servono almeno 60 anni di età e 35 di contributi.
  • Per Ape Sociale servono almeno 63 anni di età e 30 di contributi.
  • Opzione Donna è penalizzante dal punto di vista economico, ma conveniente per l’età.
  • Ape Sociale è più vantaggiosa economicamente, ma non è una vera e propria pensione.