Il costo delle pensioni in Italia ha raggiunto lo scorso anno quota 269,6 miliardi di euro. Un record destinato a essere superato negli anni a venire, secondo le previsioni degli economisti. A snocciolare il preoccupante dato, ma del tutto atteso, è l’Inps nella relazione annuale sulla gestione della previdenza appena pubblicata.

Causa dell’aumento del costo delle pensioni in Italia è stata, in sostanza, l’inflazione. L’impennata dei prezzi e il successivo adeguamento degli assegni in pagamento ha costretto il governo a intervenire a norma di legge per mantenere invariato il potere di acquisto dei beneficiari.

La spesa è cresciuta, però, più del tasso dell’inflazione nonostante l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni abbia attuato tagli alle rivalutazioni sulle pensioni medio alte.

Aumenta il costo delle pensioni nel 2023

Più nel dettaglio, nel 2023 sono stati erogati per pensioni 269,6 miliardi di euro con un aumento del 6,34% rispetto al 2022. Contemporaneamente sono cresciute anche le entrate contributive (+4,44% rispetto al 2022) a quota 214,6 miliardi di euro grazie all’aumento dell’occupazione in Italia. Dati che mostrano un lento e progressivo deterioramento del bilancio Inps se si considera che il numero dei pensionati non è aumentato da un anno con l’altro.

Dato più evidente se si prende in esame la spesa previdenziale complessiva dell’Inps che per il 2023 è stata di 395,86 miliardi. Quindi i pagamenti che non riguardano solo le pensioni ma spaziano dall’assegno unico al sussidio di disoccupazione, dai bonus maternità all’assegno di inclusione che sono aumentati del 7,36% sul 2022. Sempre a causa dell’inflazione che è salita del 8,1%.

La spesa per prestazioni istituzionali è stata pari a 317 miliardi, sottolinea l’Inps. Nel 2023 sono stati erogate per le prestazioni temporanee (assegno unico, Naspi, bonus, ecc) 38,6 miliardi di euro (+10,16%) con una crescita del 12% per la Naspi e del 38% sull’assegno unico introdotto però nel corso del 2022. Le pensioni sono state 17,8 milioni e 3,6 milioni le prestazioni per invalidità.

Le misure per contenere la spesa previdenziale

I dati dell’Inps saranno presto analizzati dal governo alla vigilia del confronto politico sul Def. Il documento di economia e finanza del 2024 che costituisce il pilastro sul quale poggerà la manovra di bilancio per il prossimo anno. Inutile nascondere che sullo sfondo ci sono ancora tagli alla spesa pensionistica da affrontare. Nel mirino restano le pensioni anticipate.

E’ ancora presto per sapere che tipo di riforma previdenziale sarà adottata, ma una cosa appare certa: non vi sarà alcuna rivisitazione strutturale dell’assetto pensionistico attuale. Si lavorerà ancora intorno al progetto pensione di Quota 41, tanto caro alla Lega, ma non senza paletti e restringimenti di sorta. Possibile che il requisito dei 41 anni di lavoro per accedere alla pensione possa essere esteso a tutti, ma con il ricalcolo contributivo della pensione.

Un’altra ipotesi di cui si è parlato recentemente è quella di estendere Quota 103 anche nel 2025, ma con un anno in più sulla carta di identità. Si parla in questo senso di Quota 104, opzione di uscita riservata ai lavoratori con 41 anni di contributi e 63 di età (oggi ne bastano 62). Progetto che dovrà essere attentamente valutato anche dai sindacati con i quali sarà stabilito un confronto sul tema.

Riassumendo…

  • Aumenta del 6,3% la spesa delle pensioni nel 2023 a parità di assegni erogati.
  • Cresce anche la spesa per l’assistenza e si intravvedono nuovi tagli all’orizzonte.
  • Per il 2025 possibile introduzione di Quota 41 per tutti, ma con ricalcolo contributivo.