Le donne vanno in pensione prima degli uomini. Era così in passato e lo è ancora oggi, anche se molte regole sono cambiate e cambieranno ancora. Non solo il Italia: il lavoro femminile è tutelato in tutto il mondo.

Le riforme sulle pensioni hanno sempre avuto un occhio di riguardo verso l’universo femminile. Soprattutto per le donne con figli che, a volte, si trovano discriminate sul mondo del lavoro. Sia dal punto di vista economico che da quello della carriera.

Donne in pensione prima dei 60 anni

Ma veniamo alle varie possibilità di accesso alla pensione anticipata per le donne attualmente in vigore.

Lo strumento principe è Opzione Donna che prevede l’uscita anticipata dal lavoro prima dei 60 anni.

Le lavoratrici dipendenti possono andare in pensione a 58 anni di età con almeno 35 anni di contributi versati. Per le autonome, invece, serve un anno in più sulla carta d’identità ma possono continuare a lavorare.

Opzione Donna però prevede il ricalcolo contributivo della pensione al momento della liquidazione della rendita. Il che presuppone una forte penalizzazione perché per i contributi relativi ai periodi di lavoro ante 1996 la pensione non è calcolata col sistema retributivo.

Oltre a ciò bisogna attendere 12 mesi prima di vedere la pensione (finestra). Periodo che si allunga a 18 mesi per le lavoratrici autonome. Un periodo lungo di attesa che spesso rende poco attraente Opzione Donna.

Le altre vie d’uscita anticipata

Esistono però altre due strade per andare in pensione anticipata prima dei 60 anni per le donne. La prima è attinente alla pensione riservata alle casalinghe, la seconda alla pensione di invalidità per la quale occorre però l’accertamento sanitario.

Per ottenere la pensione casalinghe occorre essere iscritti al relativo Fondo gestito dall’Inps. L’iscrizione non è riservata solo alle donne e prevede versamenti mensili con un minimo di 5 anni per poter aver diritto alle prestazioni previste.

Le casalinghe possono andare in pensione già a 57 anni di età, ma l’importo della rendita non può essere inferiore a quello dell’assegno sociale (468,11 euro al mese) maggiorato del 20%. Quindi, almeno 561,72 euro al mese. Per ottenere tale cifra a 57 anni bisogna avere un montante contributivo pari ad almeno 174 mila euro. Ciò significa aver versato circa 6.950 euro all’anno per 25 anni.

Per quanto riguarda la pensione di invalidità, il nostro ordinamento prevede per le donne l’uscita anticipata a 56 anni con 80% di invalidità riconosciuta. Età che si abbassa a 51 anni se si tratta di donne ipovedenti. In entrambi i casi servono almeno 20 anni di contributi.