Nonostante qualche restrizione sui sostegni diretti alle famiglie, anche per il prossimo anno sarà possibile usufruire del Bonus nido. Un’agevolazione introdotta ormai sette anni fa e che, negli anni, ha permesso alle famiglie di conciliare la spesa delle strutture di prima infanzia con le incombenze quotidiane.

Per questo, anche a fronte dell’introduzione di misure più estese (come l’Assegno unico), il Bonus nido potrà essere fruito al pari di qualsiasi altra forma di welfare prevista per i nuclei familiari, all’interno dei quali vi siano figli da 0 a 3 anni iscritti presso istituti d’infanzia, sia pubblici che privati.

Negli anni trascorsi dalla sua istituzione (2016), il bonus ha già visto qualche adeguamento sostanziale, come l’innalzamento del tetto massimo ottenibile da 1.000 a 3 mila euro nel 2019. Più lineare, invece, la questione riguardante i requisiti di accesso e la procedura di ottenimento, dettagli rimasti pressoché invariati alle varie modifiche apportate alle politiche di sostegno. La domanda, infatti, può essere inoltrata da chiunque possieda cittadinanza italiana, comunitaria o che abbia regolare permesso di soggiorno.

Nondimeno, il Bonus permette l’accesso anche ai tutori che abbiano lo status di rifugiati politici o che godano della protezione sussidiaria. Gli unici vincoli reali riguardano l’attestazione che dimostri la residenza in Italia del fruitore e la convivenza del richiedente con il minore iscritto presso gli istituti per l’infanzia. Come negli altri anni, resterà l’obbligo di fornire il dettaglio delle mensilità frequentate dal minore, allegando entro il 31 luglio del 2024 tutte le ricevute dei saldi avvenuti tra gennaio e dicembre 2023. In sostanza, resterà l’obbligo di dimostrare la regolarità degli avvenuti pagamenti. Resterà comunque l’Isee il parametro di valutazione del diritto e della fruibilità massima.

Bonus nido anche nel 2024: come cambiano gli importi a seconda del reddito

Starà al reddito indicato dall’Isee, dunque, stabilire in quale misura i richiedenti avranno diritto al Bonus nido.

Nella fattispecie, secondo la normativa vigente, il criterio seguirà complessivamente tre fasce reddituali, in base alle quali sarà possibile ottenere un rimborso differente delle spese sostenute. Resta tuttavia, come detto, il limite di spesa rimborsabile, fissato a 3 mila euro annuali suddivisi in undici mensilità da 272,72 euro. Nello specifico, tale possibilità sarà concessa unicamente ai redditi annui compresi entro i 25 mila euro. Le altre due fasce reddituali, invece, prevedono i seguenti parametri di rimborso:

  • 2.500 euro annui suddivisi in undici mensilità di importo costante, pari a 227,27 euro, per i redditi compresi tra 25.001 e 40 mila euro;
  • 1.500 euro annui in undici mensilità da 136,37 euro per gli Isee minorenni da 40.001 euro in su.

La variabile dell’assistenza domiciliare

In ottemperanza a quanto disposto dal decreto regolatore del Bonus nido, gli importi rimborsabili saranno utilizzabili anche per la copertura delle spese relative all’assistenza domiciliare. L’agevolazione si riferisce ai minori al di sotto dei tre anni affetti da patologie gravi e in forma cronica. La domanda seguirà le medesime procedure necessarie al Bonus nido, salvo l’obbligo di allegarvi l’attestazione del medico pediatra curante nella quale sarà attestata la natura della patologia e l’indice di gravità.

Riassumendo

  • Anche per quest’anno, il Bonus nido sarà fruibile dalle famiglie, seguendo il criterio del rimborso a seconda dell’indicatore Isee minorenni in corso di validità;
  • i rimborsi saranno attribuiti in base a tre fasce reddituali, fino a un massimo rimborsabile di 3 mila euro, suddivisi in undici mensilità;
  • come avvenuto lo scorso anno, l’agevolazione coprirà anche l’eventuale assistenza domiciliare per i minori di 3 anni affetti da patologie croniche gravi.