Dopo l’ultima decisione drastica del governo Meloni sulla cessione del credito, decisione che ha travolto il 110, l’opinione pubblica si è spaccata ancora di più sulla questione Superbonus. C’è chi lo difende a spada tratta puntando il dito contro il governo che ha lasciato imprese e proprietari di casa senza la possibilità di fare questi grossi interventi (se non per chi abbia liquidità da anticipare). E c’è chi ha trovato nel 110 il capo espiatorio, anche se, statisticamente le truffe hanno riguardato soprattutto il bonus facciate.

Ha parlato Gabriele Guzzi, uno dei padri del Superbonus. In una intervista pubblicata su youtube ha spiegato come avrebbe dovuto essere il Superbonus nella testa dei creatori e che cosa è andato storto (SE qualcosa è andato storto a meno che non sia una percezione causata dalla disinformazione).

Com’è nato il 110

Il Superbonus è stato introdotto nel 2020 come risposta ad una situazione di crisi accentuata anche poi dal Covid. In realtà la carenza di investimenti nel settore edilizio si protrae dal 2011. L’impellenza era quella di trasferire delle risorse immediatamente come investimenti, bypassando i tempi lunghi della burocrazia italiana.

C’era bisogno di regalare quel 10% in più oltre ai lavori gratis?

Molti di coloro che criticano il Superbonus lo fanno per quel 10% in più di “lucro” rispetto al costo dei lavori. Non bastava riconoscere la possibilità di farli gratis? Guzzi spiega che quella percentuale serviva a coprire la commissione dei diversi intermediari intervenuti nella pratica. Per capire chi sono e a che titolo deve essergli riconosciuto un guadagno, dobbiamo ovviamente parlare dell’altro “tallone di Achille” del Superbonus, lo sconto in fattura e la cessione del credito. Questo meccanismo è stato per molti una salvezza, per altri un danno. E di fatto il governo Meloni si è scagliato proprio su questo. Perché quando si dice che ha cancellato il Superbonus non è corretto.

Ha cancellato la possibilità di cedere il credito all’impresa o alla banca. La detrazione fiscale, per chi ha liquidità da anticipare per pagare i lavori, resta. Se invece il proprietario chiede lo sconto in fattura, è chiaro che l’impresa vorrà un guadagno per assumersi questo rischio. Alla saturazione della capienza fiscale, l’impresa cercava un intermediario, spesso la banca, e ovviamente anche questa si esponeva dietro il margine di guadagno. E Guzzi spiega che inizialmente, proprio per questo margine di guadagno, erano ben felici di farlo. A cambiare le cose sono stati i numerosi interventi sulla normativa del 110 che si sono susseguiti stravolgendo le regole. Temendo di non rientrare della liquidità anticipata, le banche hanno chiuso i rubinetti. E li è andato in tilt il sistema Superbonus (buono o cattivo che fosse).

Il superbonus 110 ha fatto anche qualcosa di buono

Quando si legge questa frase spesso è qualche nostalgico con poca memoria storica che parla in maniera molto lacunosa del fascismo in Italia. In questo contesto invece a dirlo è Guzzi che difende il Superbonus. Spiega che il grande aumento del PIL 2021 2022, che i governi successivi si sono attribuiti, è stato merito proprio del Superbonus che ha delegato ai privati il compito di coprire il gap degli investimenti.

Il Superbonus quindi ha generato PIL e ridotto il debito pubblico. Oltre ad aver reso più performanti le nostre case sotto il profilo climatico (aspetto sul quale l’Europa sta battendo molto come si evince anche dal recente obbligo di adeguamento degli immobili al livello massimo di emissioni).

Uno non è sempre uno in macro economia

Quando si dice che il bonus è costato 2 mila euro a persona è una bufala o, come spiega meglio lui, un’approssimazione dal punto di vista macro economico. Ci si dimentica, infatti, volutamente o no, di considerare il cd moltiplicatore fiscale immobiliare.

Un euro speso nell’edilizia crea più PIL, lo Stato attraverso la crescita avrebbe compensato i costi. E cosi è stato.

Non è detto che per far rientrare i bilanci dello Stato bisogna sempre tagliare. Infatti con il Superbonus il debito pubblico è diminuito. Mentre con la politica di austerità di Monti aveva fatto aumentare il debito pubblico.

Guzzi non nega alcune diseguaglianze derivanti anche dal Superbonus. Ma è quantomeno sospetto che, di queste, si parli solo quando si vuole imporre austerità

Il futuro del Superbonus 110 senza sconto in fattura e cessione del credito

Lo stesso ideatore precisa che il Superbonus ha da sempre avuto carattere eccezionale e non è mai stato concepito come una misura strutturale. Pur essendo favorevole alla rimodulazione graduale delle aliquote, non nasconde perplessità di fronte a questa decisione drastica di bloccare sconto in fattura e cessione del credito senza se e senza ma.

Sicuramente ha contribuito a questa decisione lo compenso di bilancio dovuto alla riqualificazione dei crediti fiscali da parte di Eurostat che porta a far gravare il costo del Superbonus subito sul deficit invece che spalmarlo sugli anni di recupero della detrazione. Però su questo Guzzi non entra nel dettaglio della spiegazione.