Il covid fa calare la spesa pensionistica. Non è bello dirlo, ma uno dei risvolti tristemente positivi per il bilancio dell’Inps è quello che deriva dalla eliminazione di decine di migliaia di pensioni a causa della pandemia.

Il 2020 è stato un anno record di decessi, il più elevato dal secondo dopoguerra. Rispetto alla media nazionale, c’è stato un incremento di mortalità pari al 15,6 per cento che corrisponde a oltre 100.000 morti in più.

Più morti, meno pensioni da pagare

Come riferisce l’Istituto Superiore di Sanità, la mortalità causa covid ha inciso in prevalenza sulla popolazione più anziana.

Al contrario, c’è stato un decremento della mortalità giovanile che, per via delle restrizioni agli spostamenti, ha fatto calare il numero degli incidenti stradali e gli infortuni sul lavoro.

Tutto quanto ha avuto inevitabili ricadute sul sistema pensionistico. L’Inps ha cancellato migliaia di pensioni dirette e indirette proprio a causa dei prematuri decessi dei pensionati. Ne è derivato un risparmio di spesa per le casse dell’istituto di previdenza.

Secondo alcuni calcoli, oltre il 96% dei deceduti nel 2020 avevano più di 65 anni e quindi erano quasi sicuramente titolari di pensione. Non tutti, ben inteso, ma la stragrande maggioranza, anche perché un calcolo numerico preciso e di genere l’Istat non lo fa limitandosi a suddividere i decessi per fasce di età.

L’impatto sulla spesa pensionistica

Fare una stima dell’impatto sulla spesa pensionistica non è facile. Alberto Brambilla di Itinerari Previdenziali ha tuttavia simulato un calcolo basato sul reddito medio lordo ricavabile dal casellario delle pensioni Inps del 2020. Reddito al quale è applicato un coefficiente di rettifica legato alle probabilità che il pensionato deceduto possa aver dato luogo a pensione di reversibilità.

Salta fuori una riduzione di spesa per pensioni pari a 1,11 miliardi di euro. Il dato è stato quindi proiettato sul decennio 2020 – 2029 considerando le aspettative di vita dei pensionati in base alle fasce di età di appartenenza.

Quindi si è presa in considerazione l’ipotesi che molti pensionati, in assenza di mortalità causa covid, avrebbero campato altri 10 anni.

Più precisamente, sulla base degli indici di mortalità Istat del 2019, gli anni di vita potenzialmente persi a causa della premorienza dai 96.818 ultra 64 enni morti in più sono stati mediamente 13 anni per i 20.110 deceduti con 65-79 anni di età e circa 7 anni per i 76.708 deceduti con 80 e più anni.

11,9 miliardi di euro risparmiati

Il conteggio così stimato porta a una cifra che si aggira intorno agli 11,9 miliardi di euro risparmiati dall’Inps dal 2020 al 2029. Dato che potrebbe tranquillamente essere arrotondato per eccesso a 12 miliardi se si considera che nel conteggio non sono considerati i dati delle altre casse di previdenza diversa dall’Inps.

Ma non è tutto. A queste minori spese per pensioni si dovranno calcolare anche quelle del 2021, anno in cui ha pesato molto la seconda ondata pandemica. Dati che, se da un lato possono essere interpretati come risparmio di spesa previdenziale, dall’altra non possono che far pensare a quanto grave è stato l’impatto del covid sulla popolazione anziana in Italia.

In conclusione – fa notare Brambilla – con molta probabilità nel 2020, l’effetto combinato del ricorso a Quota 100 e altre anticipazioni (con circa 155 mila liquidazioni in più e della pandemia) manterranno molto contenuto, rispetto alle previsioni, l’incremento del numero dei pensionati.

Anche perché occorre considerare, come accaduto negli anni precedenti, che sono in pagamento dal lontano 1980 (o più) vale a dire da oltre 40 anni, più di 565.000 pensioni. E da 35 anni e più ben 1.030.000 pensioni, anno dopo anno soggette ad ampie cancellazioni per le età molto avanzate dei percettori.