La notizia del maxi sequestro di 779 milioni ad Airbnb dopo la richiesta della procura di Milano è stata una sorta di doccia fredda non solo per la piattaforma ma anche per chi vi orbita intorno. Sul sito ci sono persone molto diverse tra di loro: pochi sono professionisti dotati di partita IVA. Nella maggioranza dei casi si tratta di host privati. Che cosa succederà ora? Cosa rischiano questi ultimi se non in regola? E perché qualcuno parla di accanimento fiscale? Cerchiamo di analizzare la questione presentando i diversi punti di vista dei soggetti coinvolti.

Tasse Airbnb, come si pagano per affittare in regola

L’obbligo del pagamento delle tasse per chi affitta con Airbnb è sempre stato connotato da alcuni aspetti problematici che, almeno fino al 2017, lo hanno lasciato in una zona d’ombra. La difficoltà nasce in primis dal fatto che si tratta di una società straniera che eroga un servizio agli host. Originariamente dunque non si capiva neanche con esattezza quale natura di tributo andasse applicata (oltre a chi doveva pagare).

A mettere un po’ di luce sullo scenario fiscale di Airbnb e siti simili è stata la normativa del 2017 che ha messo nero su bianco l’obbligo della piattaforma di operare come sostituto di imposta nella riscossione della cedolare secca (oggi al 21% che diventerà il 26% nel 2024). Tutto chiaro dunque? Non proprio: perché Airbnb si è comunque rifiutata di pagare, cosa ben nota al Fisco. Che però solo ora sembra aver aperto gli occhi sul mondo delle tasse non pagate su Airbnb, né dalla piattaforma né in molti casi dagli host. Così sembrerebbe dall’ammanco nei conti delle Entrate.

Cosa succederà agli host di Airbnb accusati di evasione? I punti da chiarire

Cosa succederà dopo il maxi sequestro per evasione fiscale di Airbnb? Chi ha provveduto a versare la cedolare secca autonomamente non corre alcun rischio.

Ma chi non l’ha fatto? Ci arrivano molte richieste di chiarimento, che per ovvi motivi manteniamo anonime.

C’è chi ci dice che non ha mai avuto contezza della normativa “leggendo la normativa del decreto numero 50 del 2017 ero certo che Airbnb avesse calcolato nella sua commissione anche la relativa tassa sugli affitti”. Una motivazione purtroppo diffusa soprattutto se, ripetiamo, molte persone che affittano su Airbnb lo fanno in modo non professionale.

“Ho iniziato ad affittare tramite Airbnb la camera con bagno di mia figlia subito dopo il Covid, quando la mia attività ha subito un duro colpo economico. L’ho fatto in buona fede per arrotondare e ora temo un ingiusto salasso. Perché questo accanimento proprio da un governo che rispose anni fa alla Santanché difendendo chi non fa dell’affitto stagionale di certo un lavoro”.

La legge, lo sappiamo, non ammette ignoranza. Però forse bisognerebbe riconsiderare la responsabilità di chi la normativa la fa e non la rende chiara.

“Come sarà calcolato l’importo della cedolare secca sugli affitti brevi? Solo su Airbnb o altri siti simili? Perché non capisco la disparità di trattamento a questo punto”.

Normative e dintorni…

C’è anche chi era più consapevole ma si appella alla normativa poco chiara e all’obbligo di Airbnb:

“perché se la piattaforma non adempie dobbiamo farlo al suo posto? Cioè i colossi la fanno franca e i piccoli proprietari pagano?”.

“Mi si chiede di pagare quanto un professionista ma io ho speso dei soldi per mobili, lenzuola ecc senza scaricare nulla proprio perché l’ho fatto in modo non professionale”.

“Nella mia città senza gli affitti Airbnb e i collegamenti Ryanair il turismo non si sarebbe mai sviluppato. Il Comune dovrebbe ringraziarci per aver messo in moto l’economia piuttosto e invece ora Airbnb viene additato come la colpevole di tutti i mali”.

Controlli sugli host: cosa succederà ora?

Ci sono host di Airbnb, e non solo, che temono il salasso sugli arretrati della cedolare secca dal 2017 e ci scrivono per sapere se potranno unirsi in una class action per far valere le proprie ragioni o se sarà possibile almeno mettersi in regola senza il pagamento delle sanzioni o rateizzare il debito.

Di certo la questione regolamentazione fiscale di Airbnb e piattaforme simili non può dirsi chiusa qui. Non basta fare controlli e punire o aumentare le tasse. Bisogna creare una normativa chiara e lineare.

Riassumendo…

  • Il Decreto Legge 50/2017 ha imposto ad Airbnb l’obbligo di agire come sostituto di imposta nella riscossione della cedolare secca sugli affitti brevi al 21%;
  • Gli host restavano obbligati ad adempiere autonomamente;
  • Dopo il maxi sequestro alla piattaforma, il Fisco ha annunciato controlli caso per caso sugli host di Airbnb;
  • Non sono ancora note le modalità di controllo e neppure le alternative per procedere alla regolarizzazione del debito;
  • Si conferma necessaria e impellente una normativa fiscale chiara e univoca per gli affitti brevi online.