Per i quarantenni la pensione di vecchiaia sarà un miraggio. La legge prevede infatti che chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 andrà in pensione col sistema contributivo puro. Quindi i quarantenni di oggi.

Non solo, il requisito anagrafico attualmente previsto a 67 anni con almeno 20 anni di contributi versati salirà per effetto dell’aumento dell’aspettativa di vita. La riforma Fornero aggancia infatti l’età pensionabile alla speranza di vita.

La  pensione per i quarantenni di oggi

A che età, quindi, potranno andare in pensione i nati negli anni 80? Cioè coloro che oggi lavorano e hanno fra i 40 e 50 anni di età, la cosi detta generazione X? Una domanda che è più che lecito porsi alla vigilia del dibattito parlamentare sulla riforma delle pensioni.

Ebbene per i quarantenni di oggi la pensione è possibile già a 64 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Tuttavia, la legge prevede che il calcolo della rendita non sia inferiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale. Cioè 1.310 euro.

Soglia oggi raggiungibile comodamente solo con il sistema di calcolo misto. Ma quasi impossibile da raggiungere per chi versa esclusivamente nel sistema contributivo puro a parità di anni di lavoro.

Solo chi potrà far valere una carriera lavorativa continua e con alti livelli di retribuzione potrà andare in pensione prima. Per tutti gli altri, cioè per la maggior parte dei contribuenti, bisognerà attendere.

Uscita dal lavoro oltre i 67 anni

Il secondo ostacolo per i contributivi puri è rappresentato anche dall’età. Ora fissata a 67 anni (sempre con almeno 20 di contributi versati), ma fra una decina di anni come sarà?. In previsione, nel 2030 l’uscita sarà molto probabilmente fissata a 68 anni.

Non solo: bisognerà avere una pensione a calcolo pari ad almeno a 1,5 volte l’assegno sociale, cioè 702 euro al mese di oggi. Requisito raggiungibile per molti, ma non per tutti.

Le simulazioni portano a concludere che per aver diritto a una pensione del genere bisognerà aver lavorato almeno 35 anni ininterrottamente con una retribuzione lorda minima pari a circa 1.500 euro al mese.

Chi resterà fuori dovrà attendere la veneranda età dei 71 anni, anche se il salto non è tassativo. Si potranno maturare i requisiti richiesti anche dopo i 68 anni e prima dei 71.

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